martedì 21 agosto 2018

Jane

La sua salute deteriorava a vista d’occhio. Diventava sempre più magra, fino ad apparire un vero scheletro. 
Era difficile curarla, perché sempre diceva di stare bene, e di non avere bisogno di alcuna terapia.
Dopo notevoli sforzi ero riuscito a fare alcuni esami che avevano portato alla diagnosi di TBC.
Ma nonostante la terapia il peso corporeo non migliorava.
Dopo alcuni mesi, la sua bambina di 4 anni si ammalò gravemente. Jane fu ricoverata da noi insieme alla bimba, che purtroppo non rispose alla terapia e pian piano si spense sotto i nostri occhi.
Prima che la piccola morisse, ero riuscito a farle un test HIV che era risultato positivo.
La cosa era angosciante perché voleva dire che anche la mamma ne era affetta. Jane era sfasciata dalla morte della figlia, per cui rifiutò il test.
Intanto il tempo passava veloce e Jane assumeva i farmaci, pur sentendosi sempre piu’ debole.
Ma la croce doveva farsi ancora più pesante sulle sue spalle: suo marito, ricoverato a Meru, moriva pochi mesi dopo la figlia per cause sconosciute, almeno secondo la descrizione di Jane.


La morte del marito fu una mazzata incredibile per lei, che finalmente accettò il test ed iniziò la terapia antiretrovirale.
Ma la sua mente diventava sempre più confusa: non veniva a prendere le medicine al tempo prescritto, e questo mi faceva presagire che lei non assumesse le terapie in modo corretto, inficiando quindi le possibilità di successo.
Dopo alcuni mesi Jane mi disse che quelle pastiglie non l’avrebbero aiutata, mentre invece un dottore suo amico le aveva promesso la guarigione con dei preparati di erboristeria. A nulla valsero le mie suppliche di non lasciare la terapia antiretrovirale.
Il tempo passava e le condizioni mentali di Jane peggioravano. Era confusa e non più in grado di eseguire lavori complessi, per cui perse il lavoro. Poi la perdemmo di vista, quando si rivolse all’erborista.
Avevo notizie di tanto in tanto perché molte ragazze dello staff erano rimaste in contatto con lei: sembrava che stesse molto bene con la terapia dell’amico-medico-alternativo, e che avesse deciso di aprire un chioschetto per la compra-vendita di alimentari. 
Però le condizioni erano assolutamente precarie, ed il suo benessere era probabilmente come il “canto del cigno”.
Ciò che l’ha portata alla morte nel giro di 3 giorni è stata una brutta malaria per cui è stata ricoverata urgentemente a Meru. Jane non ce l’ha fatta a superare la crisi ed è ritornata alla Casa del Padre il giorno del suo compleanno.
Siamo andati in molti al suo funerale: una funzione semplice e toccante in cui il sacerdote ha ricordato a tutti che anche i giovani possono morire. Jane aveva 35 anni. E’ stata sepolta davanti alla casa di sua mamma nel solito modo proprio dei Meru: un piccolo tumulo con
una croce di legno ed un po’ di fiori che appassiranno presto.

Fr Beppe Gaido

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....