martedì 14 agosto 2018

Servizi umili e nascosti

Mi commuove sempre vedere Sr Evanjeline che lavora da mattino a sera lavando i panni dei nostri Buoni Figli, stendendoli al sole, stirandoli e riordinandoli nei loro armadi.
E' un servizio nascosto, che pochi vedono e che molti non considerano.
Un servizio necessario ed importante per il benessere dei nostri ragazzi, ma che non trova necessariamente il plauso dei volontari e della gente che ammira Chaaria.
In genere tutti pensano agli interventi chirurgici che si fanno, alle vite che si salvano, ai bambini che facciamo nascere, ma pochi pensano alle figure nascoste come quelle di Sr Evanjeline, che, con il sorriso sulla bocca dal mattino presto alla sera tardi, serve i Buoni Figli in una maniera assolutamente materna.
La vedo muoversi a suo agio tra i fili dello stenditoio. Si sente a suo agio e non lo fa con umore sforzato.
E non solo questo! Nel suo lavoro sa sempre portarsi appresso qualcuno dei ragazzi.
Prima era Mururu quotidianamente con lei a stendere; ora e' Riungu che si destreggia tra i panni bagnati varie ore al giorno.
Ecco quindi che la nostra sorella non si occupa solo della lavanderia e del guardaroba, ma in modo semplice funge anche da terapista occupazionale per i Buoni Figli, che la seguono con naturalezza perche' la sentono mamma.


Quello che so da sempre e' che i deboli mentali hanno tantissime capacita' che noi non abbiamo.
Ecco perche' molti li vogliono definire: diversamente abili.
Essi per esempio sanno amare veramente le persone che li amano e che si fanno in quattro per loro: e quello che vedo ogni giorno non e' solo il fatto che Sr Evanjeline vuole davvero bene ai ragazzi, ma anche il viceversa, e cioe' che i ragazzi ne vogliono tanto pure a lei, vero esempio si semplicita' e di servizio cottolenghino.
Grazie di cuore, Sorella, per il tuo servizio umile, nascosto ed assolutamente luminoso!

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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