lunedì 17 settembre 2018

Un caso strano

Il giovane NN ieri sera, ubriaco fradicio, é caduto in una buca profonda accusando dolore a un piede e alla schiena. 
Stamane si é recato in un “centro medico” dove gli hanno prescritto delle radiografie che é andato a fare a Meru, una città qua vicina.
Con le lastre in mano ha poi deciso di venire da noi. Non sappiamo con quali mezzi di trasporto abbia fatto questi giri, comunque da noi é entrato camminando. 
Il clinical officer di guardia, vedendo il referto che parlava di infrazione del calcagno sinistro e di frattura delle due prime vertebre lombari, l’ha ricoverato nelle prime ore del pomeriggio. 
Gli é stato raccomandato di stare fermo a letto e di non mangiare, ma lui, non ancora ripresosi completamente dalla sbronza, ha continuato a fare quel che voleva apparentemente senza disturbi particolari.
Ormai da tempo abbiamo rinunciato a considerare il Sabato un giorno festivo e col calar del buio ci accingevamo a terminare il programma operatorio su due sale (due fratture di femore, una frattura di tibia, tre cesarei, qualche raschiamento, un tumore della lingua e vari spiccioli) quando siamo stati avvertiti che il suddetto paziente improvvisamente aveva urinato sangue e accusato un fortissimo dolore addominale diffuso. 


Quando l’abbiamo visitato abbiamo trovato un paziente estremamente sofferente, agitatissimo, con un addome francamente peritonitico.
Abbiamo subito sospettato la presenza di sangue nella pancia e deciso per un intervento immediato rimandando gli ultimi tre piccoli interventi in programma.
All’apertura dell’addome abbiamo riscontrato una grande quantità di “sangue” libero, un ematoma retroperitoneale da fratture vertebrali, una contusione del rene sinistro,nulla alla milza (che a volte si rompe per traumi di questo tipo).
Siamo andati allora a vedere la vescica e abbiamo trovato una grossolana lacerazione della cupola.
Pensiamo che il paziente, che al momento del trauma aveva sicuramente bevuto parecchio e non solo acqua, sia caduto con la vescica piena la quale ha riportato una lesione da scoppio incompleta e che, in occasione dell’ennesima spinta per urinare si sia lacerato quell’ultimo velo che fino ad allora aveva retto, determinando l’inondazione del cavo peritoneale di sangue e urina.
Mentre scriviamo il paziente é tranquillo, non più sofferente e le urine sono appena rosate.
Che soddisfazione!!!!

Pietro Rolandi


PS: a lezione per corso su lembi a San Francisco


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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