sabato 15 dicembre 2018

Sabato con il dr. Nyaga

Siamo entrati in sala prima delle 8 stamattina e ne siamo usciti alle 20 questa sera.
Giornata davvero impegnativa!!!
Oggi e' stata una miscellanea chirurgica ad ampio spettro, in cui varie specialita' si sono contese il letto operatorio: ovviamente ortopedia con fratture del collo del femore e della patella; poi un po' di neurochirurgia con un bambino idrocefalo a cui abbiamo inserito la derivazione ventricolo-peritoneale; quindi urologia ad alto livello con chirurgia dell'uretere destro per estrazione di calcolo incuneato alla giunzione uretero-vescicale.
Non e' mancata la chirurgia addominale: abbiamo infatti ricanalizzato un paziente che da tre mesi aveva una colostomia dovuta a resezione intestinale da volvolo necrotico del sigma.


E che dire della ginecologia/ostetricia? A Chaaria non puo' mai mancare, ed infatti abbiamo avuto il solito cesareo di emergenza, una revisione della cavita' uterina da aborto ed una isterectomia per carcinoma della cervice.
Quando viene il Dr Nyaga metto sempre troppa carne al fuoco, nella speranza quasi sempre vana di poter finire tutto con il suo aiuto.
Ovviamente poi non ce la facciamo, ed anche oggi abbiamo rimandato parecchi pazienti, soprattutto ortopedici.
Purtroppo sono rimasti digiuni tutto il giorno, ma poi alla sera non ce la facevamo piu' a continuare...eravamo davvero esausti.
Ho pero' promesso loro che domattina cominceremo a operare alle 7, pur essendo domenica.
Andremo certamente a messa alle 9, ma poi ci impegneremo nuovamente in sala in modo da finire tutti quelli che oggi hanno atteso inutilmente.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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