domenica 2 dicembre 2018

Situazione molto grave per il sangue

Siamo perennemente in emergenza sangue. La nostra emoteca e’ quasi sempre vuota ed a Meru non hanno sangue da darci.
Abbiamo telefonato a tutti gli ospedali del circondario ma nessuno ci puo’ aiutare.
Ecco quindi che siamo in una situazione mai verificatasi prima: sangue dalla banca non ne riceviamo, e sangue dai donatori non possiamo raccoglierne perche’ non possiamo “screenarlo” per HIV...solo i laboratori competenti del ministero della sanita’ lo possono fare.
Questo sta creando delle situazioni veramente stressantissime, soprattutto per l’emergenza: pensate ad una emorragia post-partum, oppure ad un bambino che sta morendo di anemia mentre tu hai davanti un genitore che vorrebbe donare, ma tu non puoi fare i test per sapere
se il sangue e’ pulito!
Oggi per esempio mi trovo in ospedale con una sola sacca di sangue.
Ne ho gia’ prelevato 40 ml per trasfondere un neonato di due chili con emoglobina a 4 grammi. 
Il resto della sacca lo tengo li’, cercando di centellinarlo, e sperando che il prossimo anemico abbia lo stesso gruppo sanguigno e sia un bimbo... perche’, se fosse un adulto, con il poco sangue che ci rimane non gli modifichiamo l’emoglobina neppure di una virgola.
Domattina mi riattacco al telefono e cerco di reperire un po’ di sangue da qualche ospedale o nuovamente dalla banca del sangue a Meru.


Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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