sabato 8 dicembre 2018

Valutazione

Questa sera alle 21 si e' conclusa la maratona chirurgica con il team di chirurghi Estoni...una maratona iniziata domenica scorsa e caratterizzata da liste operatorie esigentissime che ci hanno tenuti in sala fino a tardi ogni giorno.
E' stata una settimana certamente durissima e faticosa in cui le infermiere di sala e gli anestesisti sono andati a casa tardissimo alla sera, ma di sicuro e' stato pure un periodo in cui moltissime persone sono state operate, anche di interventi che per me sono ancora difficili o impossibili.
Abbiamo fatto molta chirurgia oncologica, e speriamo di aver aiutato quelle povere persone, in genere giovanissime ed affette da cancro.
Ovviamente e' stata una settimana con un carico eccessivo di lavoro, sia per lo staff della sala che per quello della sterilizzazione: a volte si operava su tre letti operatori...due in sala grande, ed uno in sala piccola.
Era difficile per le ragazze della sala star dietro a tutto, ed altrettanto lo era per il personale della sterilizzazione e della lavanderia, soprattutto quando mancava la luce ed a volte non si
riusciva ad usare le lavatrici o le autoclavi.


Non abbiamo comunque avuto alcuna battuta di arresto: strumenti, teli, camici sono sempre stati sterilizzati in tempo...magari ancora roventi e umidi quando li usavamo in sala.
Siamo stanchi ma soddisfatti e sempre pensiamo che la nostra gioia e' vedere un paziente servito in tempi brevi e con la massima competenza.
In questa settimana a volte i malati entravano al mattino in ospedale ed al pomeriggio erano gia' operati.
Ovviamente ho rallentato leggermente l'ortopedia per mancanza di spazio operatorio, ma mi impegnero' a eliminare le liste di attesa gia' da domani.
Un grazie sincero ai chirurghi Estoni che per la seconda volta vengono a Chaaria ad operare.
A loro auguriamo un buon viaggio di rientro a casa, e ci auguriamo di riaverli nuovamente a Chaaria.

Fr Beppe





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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