giovedì 14 marzo 2019

Suleiman, Nelson e John

Suleiman e’ un giovane uomo sulla trentina. E’ giunto a Chaaria con ma mano sinistra completamente paralizzata. 
Sull’avambraccio aveva una ferita di vecchia data e non suturata. Ci ha detto di essere stato
vari giorni in un altro ospedale dove nessuno lo aveva neppure cucito...il solito sciopero che continua. 
A questo punto aveva scelto di firmare la lettera di dimissione e di venire a Chaaria, “perche’ so che qui avreste fatto qualcosa per me”, mi ha detto candidamente.
Ed in effetti noi ci abbiamo provato. Abbiamo dovuto togliere tutto il tessuto di granulazione anormale ed andare alla ricerca dei tendini, ormai intrappolati in una cicatrice abnorme. Abbiamo liberato i tendini incarcerati nelle aderenze e suturato quelli sezionati dalla panga del suo assalitore. Il taglio era vecchio di 15 gioni, per cui tutto e’ stato piu’ difficile. Ora Suleiman ha il gesso: speriamo che possa riprendere l’uso della mano
Anche Nelson era nello stesso ospedale di Suleiman. 
Ha avuto uno scontro frontale con un camion mentre guidava il suo mototaxi. Ha riportato una frattura tremenda del gomito sinistro. L’omero era esposto, ma tutto quello che gli han fatto in tale struttura e’ stata la sutura della cute ed una doccia gessata.


Non gli hanno proposto alcuna fissazione interna e lo hanno dimesso con una terapia antibiotica.
Anche lui e’ approdato a Chaaria ed anche a lui ho chiesto perche’ avesse scelto di venire proprio qui. La sua risposta e’ stata candida: “perche’ sono certo che qui potrete fare qualcosa per il mio problema”.
La frattura e’ complessa e sono stato in dubbio se tentare; quando poi ho detto a Nelson che sarebbe satato ricoverato, lui mi ha ricompensato con una frase che mi ha toccato il cuore: “che Dio ti benedica e di ripaghi di tutto!”
Per ragioni a me del tutto incomprensibili, John, a cui i malfattori avevano amputato parzialmente il braccio con il machete lasciandogli ossa e carne penzolanti, è stato ricoverato per giorni in un ospedale “missionario”, dove è stata praticata amputazione sopra il gomito, ma poi la cute non è stata suturata; la ferita è stata lasciata aperta e le ossa esposte...la ragione? Perchè il paziente non aveva ancora pagato!!! John non aveva i soldi che gli venivano richiesti in quella struttura “missionaria”, e non ha potuto permettersi il secondo intervento; si è fatto quindi dimettere ed è venuto a Chaaria. 
La storia ci è parsa estremamente brutta, ma non inverosimile dalle nostre parti. Abbiamo controllato l’infezione con due giorni di antibiotico e poi lo abbiamo rioperato, chiudendogli adeguatamente la ferita.
La prima cosa che John mi ha detto fuori dalla sala è stata: “che Dio ti benedica”

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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