domenica 21 aprile 2019

L'ultimo pasqualino

Molti "pasqualini" sono nati a Chaaria durante la notte ed anche oggi, che e' stata una giornata molto intensa anche in maternita'.
Ma quest'ultimo ci ha fatto davvero sudare.
La mamma e' stata riferita a noi dopo ore di travaglio in una maternita' rurale a 45 chilometri da Chaaria. E' arrivata da noi dopo le 21.
Avevano provato in tutti i modi a farla partorire e non ci erano riusciti, anche se avevano addirittura gia' praticato una episiotomia.
Solo a questo punto avevano messo la mamma in ambulanza per il viaggio di due ore verso Chaaria.
Il feto era tachicardico e la testa molto massa, quasi al perineo.
C'era inoltre meconio e ci e' parso che il cesareo, con il tempo necessario per prepararlo, non fosse la scelta migliore...avremmo potuto perdere il bambino ancor prima di entrare in sala.
Abbiamo percio' pensato alla ventosa ostetrica, e per nostra fortuna il bimbo e' nato in tempi brevissimi.


Le sue condizioni non erano affatto buone, ma dopo breve rianimazione, ha iniziato a piangere forte.
La mamma e' stata stupenda: pienamente collaborante, nonostante fosse esausta; sorridente, felice e molto riconoscente. Non la finiva piu' di abbracciarmi con un sorriso a 32 denti che mi ha davvero commosso.
E' stata lunga riparare le lacerazioni perineali, ma quel sorriso ed il pianto del bimbo nella culla termiva, hanno dato un senso di grande serenita' alla conclusione della nostra Pasqua.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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