domenica 26 maggio 2019

Guardare a chi sta peggio

Quando nella vita attraversiamo un momento difficile e buio, pensiamo di essere le persone piu' sfortunate di tutto l'universo.
In genere in quei periodi le parole di conforto e di incoraggiamento non servono un granche'...danno anzi fastidio.
Quello che a me fa sempre del bene invece e' pensare a quelli che stanno peggio di me, che hanno meno di me, che soffrono di piu'.
Oggi per esempio e' stata la solita giornata difficile e caotica, piena di fratture di ogni tipo, di interventi vari e spesso difficili, di cesarei e di molti pazienti ambulatoriali: tutti erano in condizioni peggiori delle mie ed avevano bisogno del mio aiuto, e tutti inconsciamente mi incitavano a farmi forza, perche' io stavo certamente meglio di loro.
Ma la persona che mi ha veramente fatto fare il giro di boa e che mi ha spinto a pensare che non mi devo lamentare della mia vita, della mia sofferenza e della mia situazione, e' stata una povera ragazzina di 18 anni a cui ho fatto una colonscopia.
Per strani motivi di congestione e di superlavoro  tipici di Chaaria, la paziente ha dovuto attendere fin dopo le 19 per il fastidioso esame diagnostico.
Considerando la sua eta', non mi sarei mai aspettato di trovare quello che ho visto: un tumore maligno avanzatissimo ad appena 3 cm al di sopra dell'ano. Una massa inquietante, facilmente sanguinante e ormai causa di una quasi totale occlusione intestinale.



Ho fatto le biopsie, ma so gia' che saranno positive.
L'intervento che si dovra’ fare sara' tremendo, lungo e destruente, e la poveretta, se non morira' per metastasi gia' presenti in altri organi vitali, avere una colostomia permanente per tutta la vita che le rimarra'...ed ha solo 18 anni!
Davanti a questa ragazza, come anche di fronte ad altri pazienti gravissimi di oggi, inchino la testa alla imperscrutabile volonta' di Dio, spesso cosi' difficile da comprendere.
Davanti a lei dico a me stesso che non ho il diritto di sentirmi il piu' sfortunato dell'universo, anche se il mio cuore piange.
Prego per lei: una preghiera senza parole, una preghiera che non capisce e che prova tanto dispiacere per lei.

Fr. Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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