venerdì 7 giugno 2019

La mia Africa

Sarei tornata a Chaaria entro la fine dell'anno... finalmente pensavo, ho la possibilità di tornare a percorrere quelle strade di polvere rossa che mi hanno stregato assieme ai tramonti e alle albe africane di ineguagliabile bellezza, e assieme  a quei sorrisi dei bimbi, che mi hanno salvato, molti anni fa....si ho scritto bene non mi sono sbagliata, loro hanno salvato me, non io loro...
Per dodici anni, ho rappresentato la penna ed il calamaio di Fr. Beppe, un pò silenziosa, quasi  invisibile, poco propensa nell'apparire, ma sempre presente con costanza  nel tenere stretta tra le mani la corda che virtualmente unisce latitudini diverse.
L'amore vince sempre, anche quando perde. 
L'amore per chi è credente, si intreccia alla figura di un Dio e alla solidarietà degli uomini, che sono e restano tali e pertanto vulnerabili e imperfetti... e nella loro imperfezione, sbagliano e producono effetti, talvolta devastanti.
Non spetta a me dare giudizi, esprimere opinioni, emettere sentenze. 
Ma credo, dopo dodici anni in cui ho rivestito il ruolo di infermiera volontaria, di blogger, di sostenitrice e di amica, di avere il diritto di scrivere io stessa questa volta, di mio pugno, ed esprimere la mia  profonda delusione e l'amara tristezza di fronte ad una imposizione che non condivido, fatta da uomini, nei confronti di un medico, un uomo, un fratello.
Chaaria resterà senza colui che l'ha trasformata in ciò che è; certamente è stato possibile con l'aiuto di tutti (Piccola Casa, volontari, donatori, ecc.) ma Chaaria è sbocciata grazie ad un'animo pieno di amore per i poveri, ai quali ha dedicato la sua esistenza. 
Non ci sono eroi, non ci sono vincitori e vinti. Ci sono e ci saranno, solo persone povere che hanno bisogno di aiuto e di cure.
L'umiltà con cui ci si dovrebbe rivolgere al prossimo è la sola cosa per cui valga la pena considerare l'ipotesi, che le cose dovevano andare così perchè c'è un disegno ancora sconosciuto e che si andrà a realizzare, per il bene di altri popoli.
Ma intanto oggi, con il cuore tra le mani, vorrei ringraziare con sincera commozione, tutti i lettori che ci hanno seguito e che ogni sera, hanno aspettato di leggere attraverso questo calamaio virtuale, l'eco di quanto stava accadendo in quell'angolo sperduto del mondo, dove regna la povertà e la morte e allo stesso tempo, inspiegabilmente coesistono, la ricchezza d'animo e l'amore per la vita.

Asante sana (grazie tanto, in lingua swahili)

Nadia Monari


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Dedico a tutti voi una poesia che ho scritto l'ultima volta che sono stata a Chaaria, ricordando anche il mio primo viaggio, molti anni fa, in cui ebbi la fortuna di visitare il lago Nakuru popolato dai fenicotteri rosa.



Perla nera

Mi siedo sul greto del lago e osservo l’acqua che scorre. I miei pensieri veloci seguono le correnti che, incessanti e fugaci portano lontano, oltre il filo spinato del tempo e dei ricordi. Non è colpa dell’acqua se pian piano si infiltra nella roccia e la spacca. L’ombra di un baobab mi protegge, mentre un volo di fenicotteri  risveglia in me questa voglia di fuggire per salvarmi.
Le acque del lago si tingono di rosa e si accende il contrasto con il blu del cielo, che nasconde le stelle, che pur se presenti, nessuno potrà vedere fino a notte.
Le mie dita raccolgono terra rossa che stringo chiudendo il pugno, mentre piedi scalzi sconosciuti, si avvicinano per regalarmi un sorriso che si confonde con la bellezza del lago.
In un solo istante quella perla nera raccolta precocemente, mostra l’immensità dell’amore e riesce ad accendere tutte le stelle nascoste; mentre un flebile vento caldo accarezza i nostri corpi, tutto intorno si ferma, persino i fenicotteri smettono di volare e tornano a posarsi sulle acque del lago.
Chiudo gli occhi e odo il pianto stridulo di bimbi e il suono di un tonfo sordo: è l’impatto di un corpicino, con la nuda terra uguale a quella che stò stringendo tra le dita.
Apro il pugno, la terra rossa cade disperdendosi come polvere cosmica, residua dalla coda di una cometa che nella notte di Natale, non ha mai dimenticato di sovrastare la sua Africa.
E l’Africa, non tradirà mai quella terra rossa, né tutte le perle nere che essa contiene.

Nadia Monari


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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