giovedì 28 maggio 2009

Un caso di tumore pediatrico

Prima di raccontarvi la mia storia vi allego una diapositiva che esprime in linea di massima, cio’ che abbiamo riscontrato in questi anni riguardo ai tumori in eta’ pediatrica a Chaaria


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Chaaria, 28 maggio 2009. ore 12.30

Mi trovo davanti un bambino minuto, in braccio ad una mamma in abiti neri musulmani. Il papa’ e’ con loro e cerca di darsi un contegno anche se e’ chiaramente molto scosso.
Il bimbo di circa tre anni era stato curato in vari dispensari per varie patologie intercorrenti: malaria resistente alla terapia, brucellosi, infezione tifoide.
Poi oggi e’ giunto a Chaaria con i genitori, evidentemente disperati. Venivano da Marsabit ed erano stanchi e scoraggiati.
Erano stati riferiti qui per una ecografia addominale con il sospetto di una splenomegalia tropicale. Il bimbo infatti presentava massa molto dolente all’ipocondrio sinistro, cioe’ nella zona sottocostale.
Era evidentemente emaciato, tanto da farmi pensare ad un HIV. Il test e’ pero’ risultato negativo.
Tra me cominciavo nuovamente a sospettare un Kala Azar, ma, mettendo la sonda ecografica sulla pancia, mi sono reso conto di un quadro del tutto diverso: la massa infatti non era dovuta alla milza, ma ad un rene enorme, tondo come una palla, di tonalita’ piu’ scura rispetto al controlaterale, e con segni di stasi urinaria nel tessuto renale stesso.
Il quadro purtroppo non mi ha lasciato molti dubbi: non si trattava di una infezione, e neppure di una ostruzione urinaria dovuta ad un calcolo. Ero di fronte ad un tumore primitivo del rene, probabilmente di origine embrionale, e quasi certamente presente sin dalla nascita.
Il bambino infatti non è mai stato bene. Spesso e’ stato preda di febbri ricorrenti, ed ora e’ anche incapace di mangiare.
Questo e’ uno dei casi in cui non abbiamo potuto fare nulla per loro, anche se il loro viaggio della speranza li aveva condotti fin qui, perche’ sicuri di trovare le risposte ai loro problemi.
Anche questa volta parlare con i genitori e’ stato il momento piu’ duro: fortunatamente il padre e’ un insegnate, e questo ha reso tutto piu’ semplice. Ha capito il problema, ed ha accettato il fatto che avrebbe dovuto rimettersi in viaggio verso Nairobi, sperando che l’intervento e la chemio salveranno il bambino.


Fr Beppe


PS: anche oggi emergenze notturne hanno accorciato il nostro sonno e, come al solito, si tratta di complicazioni ostetriche.

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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