martedì 20 ottobre 2009

Il padrino

In realtà non stiamo parlando di un film con Al Pacino, e neppure di una storia di mafia.
Ci riferiamo a Michele che ha deciso di prendersi davanti a Dio la bella ed onerosa responsabilità di introdurre il piccolo Daniele alla vita cristiana; di seguilo, incoraggiarlo e sostenerlo in caso di difficoltà che certamente non gli mancheranno nel suo incerto futuro.
Come sapete Daniele è orfano di quella ragazza madre morta di parto sabato scorso nel nostro ospedale. Ora ha 3 nomi, secondo il desiderio della famiglia. Si chiama anche Joseph Muthuri.
Il rito del battesimo è avvenuto durante la Messa domenicale del 18 ottobre, insieme a tutti i pazienti dell'ospedale. E' stato commovente, come sempre, soprattutto quando le donne malate hanno elevato i loro tradizionali trilli di gioia, chiamati vigelegele.
Daniele Joseph Muthuri è ora parte della famiglia di Dio nella Chiesa Cattolica, ed è membro anche della nostra famiglia a Chaaria. Insieme a Michele, ringraziamo ancora anche i genitori adottivi che hanno deciso di prendersi cura di lui con tanta generosità.
Al momento il bimbo sta bene. Si nutre senza difficoltà e non ha problemi di vomito o diarrea, che spesso ci aspettiamo quando iniziamo la nutrizione con latte in polvere.

La comunità di Chaaria


MicheleDaniele.JPG

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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