mercoledì 28 ottobre 2009

Pinuccia


Desideriamo ringraziare il Signore ed i Superiori della Piccola Casa di Torino per aver concesso a Pinuccia di tornare a Chaaria. Sarà con noi a tempo indefinito... almeno lo speriamo moltissimo.
Pinuccia è qui con noi ormai da un mese, ed ha preso servizio nel reparto di medicina generale. Inoltre, come ha sempre fatto, è disponibile per le chiamate notturne, e tutte le volte che ho bisogno di lei in sala operatoria. In questo mese in cui Jesse è in ferie, per esempio, è lei che segue gli operandi dopo che a loro è stata praticata l'anestesia spinale.

Pinuccia si è poi resa disponibile ad aiutare per il magazzino farmaci, dove abbiamo evidenti difficoltà, non solo per il carico-scarico delle medicine, ma anche per i nuovi ordini: spesso ci sono delle specialità medicinali che finiscono completamente senza che il nostro staff se ne renda conto. Pinuccia, con la sua formazione professionale, aiuterà anche a trovare dei metodi per accorgersi in tempo che una medicina sta per essere esaurita.

Pinuccia è una presenza anche molto importante per il gruppo dei volontari, con cui condivide non solo il lavoro ma anche i pasti: è un elemento stabilizzante ed una accompagnatrice essenziale, soprattutto nei primi giorni di esperienza, quando tutti sono un po' disorientati.
Ringraziamo Dio per questo dono, ed accogliamo con gioia Pinuccia.


La comunità di Chaaria


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....