Oggi c’e’ un po’ di maretta tra il personale. Uno di loro decide di venirmi a parlare:
“Lo sappiamo che e’ grande il problema dei furti di medicine e materiale sanitario in questo ospedale. Siamo al corrente anche del fatto che tu pensi che siamo noi infermieri i responsabili degli ammanchi. Ebbene, abbiamo appena ascoltato una conversazione in italiano tra te e la suora, ed e’ chiaro che non siamo noi i colpevoli, ma voi due (qualcuno di noi capisce un po’ la vostra lingua, e non potete sempre nascondervi usando un linguaggio straniero)”.
“Materializza le tue accuse, perche’ quello che dici e’ molto grave ed offende sia me che la mia consorella!”
“Abbiamo origliato mentre la suora ti ha detto che avevate comprato 1600 confezioni di Rocefin in farmacia a Meru; ma tu le hai detto di non scrivere 1600 sulla ricevuta... bensi’ 600.
Ora ci e’ tutto chiaro: fingete di aver acquistato una grande quantita’ di medicine. Vi mettete d’accordo con il farmacista di Meru, in modo che il carico effettivo sia di 600 fiale; l’ospedale pero’ne paga 1600; distribuite il bottino fra voi tre, e poi cominciate a dire che i ladri sono i dipendenti, perche’ mancano le medicine dal magazzino... ma quei farmaci non sono mai arrivati!”
Io rimango paralizzato dal candore e dalla violenza infondata delle accuse. Meno male che la suora non e’ presente; se no, avrebbe reagito malissimo:
“La ragione per cui non ti licenzio sul tronco, anche se questo potrebbe essere un caso di diffamazione, e’ semplicemente legata alla tua onesta’. Sei stato coraggioso a dirmi le cose in faccia invece di rimuginarle e farle crescere in una castello ancor piu’ campato in aria. In Italia abbiamo un proverbio secondo cui "chi male comprende, peggio risponde". Bisogna stare attenti con le lingue straniere. Anche a me capitava spesso all’inizio di capire solo delle frasi isolate in un discorso in Kimeru... e poi quello che mettevo insieme sovente era l’esatto contrario di quanto la persona voleva comunicarmi. Con quanta gente ho litigato inutilmente, semplicemente per aver capovolto il significato del loro discorso.
La realta’ dei fatti e’ la seguente: il Rocefin dall’Italia era finito. La suora lo ha comprato a Meru,e mi ha detto che purtroppo era molto costoso; ma essendo una medicina essenziale, lei ha deciso di prenderlo lo stesso. Il costo era stato di 1600 scellini a fiale.
A questo punto, trovando il prezzo veramente impossibile per il nostro ospedale, ho deciso di telefonare in farmacia di persona, e, dopo una lunga mediazione, loro hanno accettato di mandarmi un ‘generico’ indiano invece di quello importato dall’Europa. In questo modo il prezzo era molto piu’ basso. Quindi sono tornato dalla suora e le ho detto in italiano (non pensavo infatti che ci fossero dei micro-cheaps per spiarci), che, quando fosse arrivato il carico di Rocefin, il prezzo sarebbe stato 600 scellini e non 1600, perche’ avevo preferito il generico indiano. Infatti gia’ 600 scellini a fiala potrebbe essere irraggiungibile per i piu’ poveri dei nostri clienti”
A questo punto ho visto la faccia dell’infermiere coraggioso contorcersi in una smorfia di disagio, anche perche’ gli ho fatto vedere la ricevuta, in cui la quantita di fiale provveduta era di 2000, ed il prezzo per unita’ era di 600 KSH (Kenyan SHillings).
Poi gli ho detto che avrei potuto dargli le chiavi per entrare nel magazzino e contare le scatole, al fine di confermare quanto gli avevo comunicato. Poi ho aggiunto: “Questo e’ il problema principale di Chaaria. Ci fidiamo delle chiacchiere. Qualche volte origliamo delle cose sussurrate; ne comprendiamo solo una parte; ne cambiamo il significato; le ingigantiamo... ed in tal modo possiamo anche rovinare il buon nome di una persona con voci totalmente false.
Per favore, visto che conosco l’ambiente e so che, se questa cosa e’ giunta alle mie orecchie, certamente l’avete gia’ cucinata a dovere tra di voi, ora torna dagli altri ed informali sul reale stato delle cose. Ne va della reputazione mia e della consorella!”.
Mentre mi avvio verso il refettorio per il pranzo, penso con tristezza che, in quanto a chiacchiere e calunnie, veramente “tutto il mondo e’ paese”.
Fr Beppe
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