venerdì 27 novembre 2009

Mekele-Meru

Mekele e' una bellissima cittadina di circa 50.000 abitanti. La corrente elettrica e' costantemente presente, e la vita scorre molto tranquilla. Siamo a circa 40 Km dal confine con l'Eritrea, ma non si vede alcuna pesante presenza militare. Gli abitanti sono molto accoglienti e si puo' passeggiare anche a sera tarda senza correre alcun rischio.
Rispetto a Meru e' molto piu' grande; le strade sono molto piu' spaziose, ed in genere la citta' sembra meno caotica.
Anche qui ci sono molti matatu che vanno su e giu', e, come a Mombasa, ci sono degli apecar, che fanno da taxi. Esiste anche un mezzo di trasporto piu' povero e piu' caratteristico: si tratta del calesse trainato da un cavallo.
Al mercato di Mekele la gente non ti urla: "uomo bianco". Hanno uno speciale rispetto per gli italiani, e, se possono, tentano di salutarti con il CIAO. Non bisogna contrattare sui prezzi, e loro non cercano di fregarti.
Anche qui, come a Meru, ci sono degli street boys che dormono per strada coperti da cartoni... forse ce ne sono meno che da noi. Pero' a notte tarda, per strada, e' normale vedere le iene: poveri piccoli che dormono sul marciapiede!
Mekele e' una citta' universitaria. Esistono due campus estremamente nuovi e moderni. La scuola in Etiopia e' sempre completamente gratis. Anche le scuole superiori e l'univertsita' sono gratuite. L'accesso avviene su base meritocratica. Tra le varie facolta', e' presente a Mekele anche quella di Medicina.
La citta' ha un aeroporto ed e' la capitale del Tigrai, la regione piu' sviluppata della Repubblica Federale.
Si vede abbondantemente la cooperazione del governo italiano che ha sponsorizzato sia la struttura dermatologica portata avanti dal Prof Morrone e dal team del San Gallicano, sia un nuovo ospedale per malattie infettive, sia una struttura di maternita' e pediatria. Tutte queste costruzioni, edificate e coordinate dal gruppo di Morrone, sono estremamente moderne.
Onestamente, rispetto allo sviluppo che vedo qui, la nostra situazione a Chaaria mi sembra un po' piu' arretrata: loro hanno reparti spaziosi e arieggiati, con grande spazio tra un letto e l'altro. Hanno camere di isolamento e letti moderni. Ma la bellezza di Chaaria, lo sappiamo, e' proprio nel numero altissimo di malati, che afferiscono per le nostre cure, e rendono il Cottolengo Mission Hospital un posto magico, al di la' di tutte le nostre innegabili carenze umane e strutturali.

 
Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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