domenica 6 dicembre 2009

Bartolomeo

Eccomi qua, sono Bart.
Ora ho superato tutte le crisi iniziali dei miei primi mesi. Non sembro più quel bimbo marasmico che ero all’inizio. Più vado avanti e più mi rafforzo. Forse sono addirittura obeso,ma, considerando come ero prima, preferisco essere così.
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Non mi ricordo neanche l’ultima volta che sono stato malato. Alla sera dormo sotto la zanzariera, e l’ anofele non mi può raggiungere. Anche io non posso dimenticare tutti i volontari che, con amore, mi hanno coccolato nel tempo della loro permanenza a Chaaria.
Mando un bacione speciale alla mia mamma adottiva, la signora Chiavazza.


Bart


Ed ecco come ero in Settembre....

Io, Bartolomeo, non sto per niente bene: ho avuto una malaria che mi ha devastato. Adesso ho ancora diarrea e non riesco a mangiare. Sono uno straccio. Non ho interesse per nulla, ho la fontanella ricurva all’indentro e gli occhi infossati. Adesso che sono uno scheletro, mi sembra che la mia testa sia ancora piu’ grande... Ma sono sotto terapia e spero di migliorare presto. Cara signora Chiavazza, mia mamma adottiva, preghi anche lei perche’ il mio piccolo corpicino ce la faccia a lottare contro questi terribili germi, che non vogliono lasciarmi sorridere.

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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