sabato 12 dicembre 2009

A che punto siamo con Naomi

A che punto siamo con Naomi?
Certo, se pensiamo da dove siamo partiti, possiamo sentirci alquanto soddisfatti: era paralizzata ai quattro arti e muoveva solo la testa. Aveva le piaghe da decubito, e pareva dovesse morire da un momento all'altro.
In questi mesi Naomi è gradualmente migliorata. Ha ripreso l'uso delle mani, e pian piano anche la stazione eretta, con l'aiuto del girello.
Naomi.JPGCi sono onestamente stati mesi di stasi, in cui, a parte lo stare in piedi, lei non è migliorata molto. Ma ora sembra che il trend sia nuovamente in crescita. Gradualmente Naomi sta lasciando il girello, ed inizia a camminare pian piano con l'uso delle stampelle. Ha ancora tantissime difficoltà e si stanca facilmente (ora riesce a fare circa dieci metri), ma è certamente bello che lei abbia ritrovato l'equilibrio necessario per stare in piedi con le sole stampelle. Inoltre lentamente sta riprendendo anche lo schema del cammino. Prima non riusciva a fare il passo. Ora invece, seppur con grossa fatica, è in grado di portare il piedi in avanti. Abbiamo ordinato delle molle da metterle sotto le scarpe, per favorire la camminata.
Dal punto di vista medico, abbiamo prenotato la risonanza magnetica della colonna vertebrale, che dovrebbe essere eseguita ai primi di gennaio.
Con l'inizio del nuovo anno ho anche pensato che è ora per Naomi di ricominciare a studiare. Parlando con lei, abbiamo scelto la Gaitu Secondary School, che è a due passi dall'ospedale: pensiamo di proporle la scuola in regime di semiconvitto. La accompagneremo al mattino ed andremo a prenderla alla sera, in quanto non crediamo che sia in grado di gestirsi in un dormitorio. Frequenterà nuovamente la seconda superiore.
Questo al momento è tutto.
Ciò che la aiuta tanto è certamente un carattere solare ed ottimista, che la porta ad attaccarsi con gioia ad ogni minimo successo terapeutico. Guai se Naomi fosse una malinconica o una personalità tendente alla depressione!
Noi siamo più o meno sicuri che fisioterapia e pazienza siano le uniche vie praticabili, ma, se la risonanza dovesse far notare qualcosa di operabile (non diagnosticato in precedenza), certo non risparmieremo alcuno sforzo... neppure se si trattasse di portarla in Italia.
Colgo l'occasione per ringraziare, insieme a Naomi, i coniugi Buonanno, suoi genitori adottivi.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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