sabato 12 dicembre 2009

Chi va e chi viene...

E' toccato a me! Qui mi vedete per l'ultima volta in braccio a Sr Oliva. Oggi sono stato trasferito all'orfanotrofio di Nkabune. Spero che mi troverò bene, anche se per ora ho soltanto un grosso nodo alla gola.
Ciao. Continuate a volermi bene.
 
Bartolomeo
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Io invece sono una femminuccia. Peso 1700 grammi, ed ho 20 giorni di vita. La mia mamma è morta di malaria subito dopo il parto. Mi hanno tenuta a casa per un po', ma poi non riuscivano a nutrirmi a dovere e mi sono ridotta come uno scheletrino.
Il dottore ha detto che devo stare in incubatrice finchè peserò due chilogrammi.
Da oggi ho assaggiato il latte in polvere ma lo vomito. Per questo mi hanno anche messo delle flebo.
Sr Oliva ha detto che mi chiamerò Fiorella Makena. Grazie per avermi accolto nella grande famiglia di Chaaria. So che i primi mesi sono i più difficili, in cui tanti germi sono in agguato, ed in cui il mio corpicino deve imparare a combatterli. Confido anche nella vostra preghiera e nel bene che mi vorrete. Nell'incubatrice mi sento molto sola... e poi mi manca tanto la mia mamma.

 
Fiorella Makena


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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