giovedì 3 dicembre 2009

Grazie di cuore agli amici di Torino

Domattina ripartiranno per l'Italia Maria, Luca e Giancarlo... e sentiremo davvero la loro mancanza.
Sono stati un gruppo veramente incantevole: servizievoli, socevoli, sempre disponibili a qualunque tipo di servizio.
In loro abbiamo apprezzato la grande umiltà che li ha portati a mettersi al servizio di tutti, ed a non rifiutare alcun tipo di lavoro: nulla era troppo basso per loro... nè il lavare i pavimenti, nè l'igiene personale dei malati, nè l'imboccare un poveretto alettato o handicappato.
Luca e Giancarlo, essendo infermieri, hanno vissuto appieno questa dimensione di abnegazione e di disponibilità. Ma lo stesso lo possiamo dire di Maria, che, pur essendo sia internista che ecografista, ha fatto tutto con grande semplicità.
Tutti e tre hanno compreso che il modo migliore di aiutarci è prima di tutto quello di rispettare quanto fino ad ora si è già fatto nella nostra missione: non hanno mai preteso di essere dei salvatori dell'Africa, o dei riformatori dell'ospedale. Si sono messi al nostro fianco in punta di piedi, ed in tal modo hanno ottenuto la fiducia di tutto il nostro staff.
Hanno certamente visto che, in tante aree, il nostro ospedale deve migliorare... ma lo hanno fatto notare semplicemente con un grande impegno per un maggiore igiene dei pazienti e per una rinnovata attenzione alla terapia da somministrare. Non ci hanno mai dato consigli, nè si sono permessi di giudicare con leggerezza.
Vi siamo davvero grati, Maria, Luca e Giancarlo: grazie anche per aver accettato ed apprezzato la dimensione comunitaria della nostra vita, in cui si condividono momenti importanti, al di là del lavoro. Non possiamo negare che siamo stati felici nel vedervi pregare con noi in cappella.
Tornate presto... se potete.

La comunità di Chaaria

 
MariaLucaGiancarlo.jpg

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....