lunedì 10 maggio 2010

Desaparecido

Molti volontari che sono passati da Chaaria hanno conosciuto Murori, il nostro “barbone” semiconvittore.
Di lui avevamo scritto qualcosa sul blog alcuni mesi fa. Credo che il post avesse come titolo “African clochard”.
Da anni ormai Murori era una figura abituale per la nostra missione: sempre “stracciato” e scalzo, in quanto rivendeva scarpe o vestiti che gli davamo per ottenerne un mazzetto di miraa od una sigaretta.
Chiaramente psichiatrico, ma mai violento. Potevamo addirittura fidarci a dargli gli orfani di Sr Oliva da portare a passeggio in carrozzina.
Per scelta dormiva fuori... nessuno sa dove. Aveva davvero il cuore “barbone”: puntualmente lo vedevi arrivare al mattino verso le 7, camminando scalzo, ed apparentemente senza sentire dolore sulla strada pietrosa di Chaaria. Poi alle sera verso le 18 spariva nuovamente verso l’aperta campagna.
Mangiava con i malati, ed a volte con i Buoni Figli.
Normalmente spendeva le sue giornate andando su e giu’ dai chioschetti di fronte all’ospedale, per comprare pane od altre piccole cose per i malati... magari gli davano una piccola mancia per tale servizio... e lui poteva quindi comprarsi la sua preziosissima sigaretta.
Era piuttosto insistente con noi e con i volontari. Ti seguiva pedissequamente ripetendo sempre richieste assurde: normalmente voleva milioni di scellini per comprarsi una casa o un campo. Ma bastava dirgli: “va bene!”, perche’ lui cessasse di inseguirti e se ne andasse soddisfatto.
Negli ultimi tempi era diventato molto piu’ debole. Anche nel suo cervello qualcosa stava cambiando: infatti, invece di chiedere soldi, domandava ripetutamente iniezioni per la sua situazione psichiatrica, affermando che “stava diventando matto”.
Le sue gambe sono diventate progressivamente piu’ deboli, e per alcuni mesi ha dormito dai “Buoni Figli”, su un letto di emergenza, costituito da una barella. Siamo infatti al gran completo nel reparto dei ragazzi handicappati.
Pensavamo tutti che ormai avevamo acquisito un “Buon Figlio” in piu’ e che avremmo dovuto pensare ad un letto stabile per lui.
Poi inaspettatamente la domenica delle palme e’ uscito verso sera, come era stato il suo solito per il passato.
Da allora pero’ non e’ mai piu’ tornato: per alcune settimane non ci siamo preoccupati, perche’ le sparizioni facevano un po’ parte della sua personalita’. Il richiamo per la vita nomade e’ sempre stato fortissimo per lui... ma non e’ mai scomparso per piu’ di una decina di giorni.
Ora sono passate quasi sette settimane. Da circa venti giorni abbiamo iniziato una ricerca di Murori, coinvolgento polizia, parrocchie, gente di Chaaria ed abitanti del suo villaggio. Abbiamo anche rintracciato dei fratelli e dei cugini, i quali per il passato non si erano mai interessati di lui: ma nessuno sa nulla!
Abbiamo mandato a fare indagini anche al mortuario dell’ospedale di Meru, dove ordinariamente vengono portati i cadaveri delle persone trovate morte per strada... ma anche laggiu’ non se ne sa nulla.
Murori e’ “desaparecido”, e noi temiamo seriamente che sia morto da qualche parte nella savana, e che il suo corpo non sia stato ancora ritrovato.3
 
Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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