domenica 30 maggio 2010

Incontro per i nuovi volontari a Torino

Erano le 3 in punto del caldo pomeriggio di ieri, quando ho varcato il portone della Piccola Casa nella macchina di Francesco e Gisella, che han voluto venire a prendermi a casa mia, al fine di avere un po’ di tempo per parlare con tranquillita’.
E’ stato supendo rivederli e fare una vera “condivisione d’anima”, con la stessa apertura che ha caratterizzato i nostri quattro mesi a Chaaria. Sono passati vari anni da allora, ma la comunione tra di noi e’ rimasta cosi’ forte che sembra soltanto ieri quando ci siamo salutati al cancello del Cottolengo Mission Hospital.
Eravamo un po’ preoccupati di non arrivare in tempo, in quanto abbiamo prima sbagliato strada all’ ingresso della citta’, e poi ci siamo “impelagati” nel caos di Porta Palazzo in un giorno di mercato.
Ma, quando abbiamo chiuso le porte dell’ auto, il campanile ha iniziato con i suoi tre solenni rintocchi. Avevo deciso di giustificarmi con “l’african time” in caso di ritardo, ma non e’ stato necessario.
Ad accoglierci il sorriso di Lino, gia’ all’opera per far sentire a proprio agio i nuovi venuti.
Ho rivisto anche alcuni ex, che han deciso di ripetere l’esperienza a Chaaria: che bello quando qualcuno ritorna!
Il ritorno di un volontario e’ senza dubbio molto positivo perche’ vuol dire che si e’ trovato bene con noi. Inoltre non avra’ piu’ bisogno di tutto quel tempo di rodaggio all’arrivo in missione, ma sara’ “utile” sin dal primo momento.
Poi tanti sorrisi verso di me: tramite il blog molti mi conoscono, anche se io non ne ho coscienza!
Pensavo che si trattasse di un meeting per pochi volenterosi, ma il salone del “sottochiesa” era pieno zeppo... e tutti avevano in cantiere una partenza per Chaaria.
Lino ha dato loro alcune indicazioni sulle motivazioni che devono sottendere ad ogni esperienza di volontariato; ha inoltre ricordato alcuni valori essenziali quali la donazione, l’attenzione ai piu’ poveri, il rispetto reciproco, l’umilta’ nel servizio. Ha quindi anche presentato la nostra associazione e ne ha indicato la struttura e le finalita’.
E’ poi seguita la visione di un DVD sulla figura e sull’opera di San Giuseppe Cottolengo.
E’ stata quindi la volta di Stefania, la quale ha dato indicazioni sulla logistica e soprattutto sui trasporti aerei che i volontari sono invitati a scegliere.
Il mio intervento quindi e’ stato organizzato in forma di dibattito. Ho semplicemente risposto a domande e perplessita’ dei presenti. Li ho rassicurati su vitto ed alloggio, ed ho in qualche modo descritto la giornata tipo del volontario a Chaaria.
Ho avuto l’impressione di una assemblea molto motivata  e seria. La condivisione e’ continuata anche dopo il mio “discorsetto”, in quanto moltissimi sono stati coloro che hanno chiesto informazioni privatamente. Nel frattempo, Stefania e Lino erano occupati nel raccogliere le adesioni di coloro che gia’ avevano deciso di partire.
Verso la fine dell’incontro ho avuto la gioia di incontrare Bruno, Simona ed il neonato Giovanni: bellissimo bambino che sicuramente portera’ ai neogenitori tanta gioia.
E’ stata poi la volta di un piccolo meeting piu’ ristretto guidato dal vicepresidente Giuseppe Farnese: con la collaborazione di Alex Barberis, Giuseppe accarezza il progetto di avere un sottogruppo di odontoiatri che possano coordinare piu’ efficacente gli aiuti di cui necessitiamo in “sala denti”, ed i turni di volontariato nel settore. Gli odontoiatri italiani avrebbero anche il compito di insegnare sempre nuove tecniche alla nostra Mercy.
Ringraziamo pure Fr Giuseppe Meneghini, superiore generale, per essere passato a salutare gli intervenuti, anche se vari impegni non gli hanno permesso di fermarsi per tutto l’incontro; e Sr Anna Maria Derossi, la quale, pur coordinando un altro seminario in contemporanea, e’ riuscita a farci visita  per due vole, prima all’inizio e poi alla fine del nostro meeting.
“Dulcis in fundo”, sono stato accompagnato a casa da Alex, ed ho passato una bella oretta con lui prima di riabbracciare i mei cari.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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