sabato 15 maggio 2010

Lettera della volontaria Pinuccia



Carissimi,
vi scrivo dalla terra africana, più precisamente da Chaaria (Kenya), luogo in cui sto prestando servizio da circa un anno e mezzo.
Tramite Daniele Perotta abbiamo ricevuto la somma di 2000 euro da voi mandata per l’ospedale di Chaaria.
Per prima cosa mi sento di dirvi un grande grazie per la vostra generosità: il primo grazie va ai bambini che con grande sensibilità hanno scelto di collaborare a questo progetto che è rivolto ai loro coetanei e poi a voi docenti, ai genitori per la vostra sensibilità e collaborazione.
Come avevamo accordato dall’inizio la scelta era quella di comprare un aspiratore da utilizzare per i neonati e i bambini. E così abbiamo fatto: vi mando le foto in allegato che vi mostrano l’attrezzatura comprata.
La somma da voi mandata ha coperto tale spesa e con i soldi rimasti abbiamo pagato il conto dell’ospedale per 3 bambini le cui famiglie non potevano permettersi di pagare le cure necessarie (vedi foto).
Purtroppo qua come in tante altre parti dell’Africa la salute non è un diritto garantito ma è solo il lusso di pochi.
Spero la vostra sensibilità alle realtà di povertà rimanga sempre grande.
Con il cuore colmo di gratitudine vi saluto.
ASANTENI SANA! (traduzione: grazie mille)              

Pinuccia Cheroni






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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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