sabato 26 giugno 2010

Fratel Stefano e Marisa

Con questo breve post vogliamo rendere grazie al nostro confratello Fr Stefano Groppetti ed alla dottoressa Marisa Coggiola per l'instancabile lavoro compiuto a favore di Chaaria. Sono loro infatti a portare avanti il "lavoro da certosino" di raccogliere, selezionare e imballare i farmaci che la Provvidenza ci manda tramite moltissimi benefattori. Quelle medicine che noi non usiamo, essi li dirottano ad altre strutture che assistono i poveri, mentre a noi inviano solo farmaci assolutamente necessari per la nostra attività clinica.
Fr Stefano e Marisa, normalmente ad ore tarde della sera, passano ore ed ore a controllare le scadenze delle medicine, a compattare i campioni gratuiti in scatole che occupino meno volume possibile. Preparano poi delle valigie stracolme di ottimi farmaci, e pesate in precedenza.
Queste valigie vengono poi portate a Chaaria dai volontari che ci vengono ad aiutare. Oltre ai farmaci Fr Stefano e Marisa ci fanno avere materiale sanitario che non troviamo in Kenya, o che risulta troppo costoso per le nostre finanze.
Si tratta di un lavoro nascosto ed umile, per cui nessuno applaude, in quanto non appare; ma è una attività utilissima che va direttamente ad aiutare i pazienti più poveri, fornendo loro medicine che altrimenti non riuscirebbero a comprarsi.
Pure da questo punto di vista pensiamo alla cordata: infatti, anche chi lavora in silenzio e nel nascondimento, senza necessariamente venire a Chaaria, compie una attività nobilissima e di altissimo valore solidale per la nostra missione.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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