sabato 5 giugno 2010

Ginevra, un'esperienza stupenda


Il mio grande amico il dott Carlo Lanza da sempre è stato molto sensibile al lavoro da noi portato avanti a Chaaria per le persone più svantaggiate.
Da qualche tempo Carlo fa parte del team di MMV (Medicine for Malaria Venture), una organizzazione no profit, a respiro globale, che si impegna, con altissimi standard scientifici e con riconoscimento internazionale, nella lotta alla malaria.
MMV ha la sede a Ginvra, e si occupa sia di studi tesi al reperimento di farmaci antimalarici più efficaci e meno suscettibili alla resistenza da parte del parassita; sia di creare strategie e sinergie per assicurare una distribuzione capillare e costante delle medicine, soprattutto nelle zone più remote e più povere del mondo.
MMV collabora con le più alte autorità sanitarie del pianeta. Sono certo di fare loro cosa gradita ad MMV nell’ indicare il loro sito sul nostro blog http://www.mmv.org/
In tale website i lettori interessati potranno trovare notizie accurate sia sui loro scopi, sia sulle loro modalità di azione ed anche sui loro sponsors.
Nelle poche ora in cui sono stato a Ginevra ho conosciuto molti membri del team con cui Carlo lavora.
In particolare ho potuto esporre i problemi da noi affrontati a Chaaria in campo di prevenzione e terapia antimalarica, come anche le difficoltà nell’approvvigionamento delle medicine.
Ci siamo confrontati su temi scottanti come quello che in Inglese chiamiamo “drug accessibility”: è questo un problema basilare nella cura di una malattia infettiva che uccide l’80% dei bambini nelle prime 8 ore dall’inizio dei sintomi.
La domanda che con MMV ci siamo posti per il contesto di Chaaria è la seguente: come possiamo fare per evitare che una mamma debba camminare per giornate intere prima di raggiungere l’ospedale più vicino, ma possa invece trovare medicine utili per salvare il suo bimbo già a livello del proprio villaggio?
Poi ci siamo anche domandati: cosa possiamo fare per aumentare la “aderenza” ai regimi terapeutici? In parole povere: come possiamo far sì che i pazienti assumano i farmaci in modo corretto e per tutti i giorni necessari, evitando così il rischio di terapie inappropriate che porterebbero a recrudescenza dell’infezione nel singolo, ed allo sviluppo di resistenza a livello epidemiologico in tutta la nazione?
Ci siamo anche posti di fronte al problema dell’eccesso di terapie (overtreatment), che spesso caratterizza i contesti più poveri: in Africa per esempio, tutte le febbri sono considerate malariche, e, non essendoci sovente la possibilità di una conferma diagnostica appropriata, il sanitario tenderà a prescrivere un antimalarico, anche quando non sarebbe necessario perchè magari la febbre è dovuta a polmonite.
“Meglio un antimalarico dato inutilmente oggi, che un bambino morto domani senza terapia”, pensano molti infermieri che gestiscono piccoli dispensari sprovvisti anche di un microscopio. Ma questo ragionamento, ottimo nel brevissimo arco di tempo per quel singolo malato, rischio di “bruciare” velocemente un farmaco e di contribuire grandemente alla sua perdita di efficacia a causa di resistenza.
Personalmente ringrazio di cuore le persone che mi hanno ascoltato e che ci vorranno aiutare in futuro, in modi che poi sarà la vita a definire meglio.
Ringrazio in particolare George Jagoe, responsabile dell’ Access & Delivery, il quale si è dimostrato molto interessato ai dati che gli ho fornito.

Ho avuto il grande piacere anche di incontrare Tim Wells, Chief Scientific Officer, da cui ho ricevuto indicazioni per ovviare ai saltuari episodi in cui non riusciamo a procurarci i farmaci per la malaria; e da ultimo Diana Cotran, executive Vice-President, ed entusiasta ammiratrice di quanto facciamo a Chaaria.
Ringrazio poi Pierre Hugo, associate Director for global access, con cui ho potuto condividere idee e impressioni sulla situazione della lotta alla malaria. Pierre ha una grande esperienza di Africa, avendoci lavorato per 7 anni.

Ringrazio quindi Dennis Schmatz, Chief executive officer and president of MMV, che mi ha accolto con grande simpatia e spirito amichevole, facendomi sentire benvenuto.
L’incontro avuto ad MMV mi ha portato a credere ancora di più nelle sinergie che sono possibili nell’ambito dell’impegno per le popolazioni povere del terzo mondo. Da soli facciamo sempre poco, ma se sappiamo aprirci e farci conoscere, il nostro lavoro può entrare a far parte di reti più estese con rapporti che possono portare benefici ad entrambi i partners.
Chaaria sempre più diventa una realtà ampiamente conosciuta nel mondo, non solo del volontriato , ma anche della scienza e della cooperazione no profit. Siamo ancora un puntino situato forse in mezzo al nulla, nella campagna del Meru… ma ora moltissimi conoscono, collaborano ed apprezzano tale puntino, sia in Europa che negli Stati Uniti.
Grazie ancora al Dott Carlo Lanza per avermi invitato e per aver pensato che Chaaria potesse essere un partner potenziale per una organizzazione tanto prestigiosa come MMV.
Vedremo poi cosa la vita ci permetterà di realizzare insieme.


PS: ai volontari che lo hanno conosciuto faccio memoria che oggi ricorre il compleanno e l’anniversario della morte di Fratel Giovanni Bosco, il quale 5 anni fa a Chaaria veniva assalito da uno sciame di api che poi lo avrebbero portato alla morte per reazione anafilattica. Lo ricordiamo con affetto e simpatia, e certamente preghiamo per il riposo della sua anima.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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