Alle 20,30 ci siamo incontrati nell’aula magna della scuola infermieri della Piccola Casa di Torino.
Non eravamo tanti, ma certo sappiamo che sovente la vita è difficile e ci riserva sorprese che ci impediscono di portare a compimento proprio le cose a cui teniamo di più. E’ il caso di Antonio e Daniela che hanno affrontato il viaggio dal Veneto solo per incontrarmi… ma poi hanno avuto un incidente stradale sull’autostrada. Ringrazio il Signore con loro che non si sono fatti male e sono usciti illesi dalla autovettura distrutta.
Anche Fabio e Chiara avrebbero voluto tanto esserci, ma il lavoro glielo ha impedito.
E come loro tantissimi altri… Ma comunque c’eravamo!
Ringrazio chi, come Davide e fidanzata, hanno affrontato il viaggio da Brescia solo per darmi un abbraccio. Grazie a Nadia che ha guidato da sola da Cuneo per spendere pochi minuti a parlare con me.
Grazie naturalmente a tutti coloro che sono intervenuti da Torino e dintorni e che non cito per nome per paura di dimenticare ingiustamente qualcuno. E’ stato emozionante abbracciare persone che non vedevo da anni; notarle cambiate; considerare le evoluzioni della loro vita: figli grandi, ecc
Ringrazio, come sempre la Associazione Volontari Mission Cottolengo, che ha coordinato la serata nella persona del Presidente Lino Marchisio, del Vicepresidente Giuseppe Farnese e della Consigliera Sr Anna Maria Derossi.
In occasione dell’incontro ho anche visto il bel dizionarietto Inglese-kiswahili-kimeru-spagnolo, che la Associazione ha fatto rilegare in maniera semplice ma veramente comoda per i volontari che si apprestano a partire.
Il mio intervento è stato sostanzialmente un grazie a Dio che ci dona l’entusiasmo per continuare a fare sempre di più per le persone che a noi si affidano per i loro problemi di salute: non si tratta infatti di essere degli irresponsabili che si buttano in avventure sempre più impegnative, con il rischio poi di non saperle più gestire. E’ invece una questione di fede e di giustizia.
Di fede senz’altro, perché noi siamo convinti che non siamo da soli, e che Dio sosterrà, guiderà e porterà avanti i progetti da noi iniziati, anche quando noi dovessimo venire meno. Lo sappiamo infatti che il mondo c’era anche prima di noi, e che continuerà dopo di noi. Ma questo pensiero di umiltà non deve diventare un alibi alla pigrizia. Fortemente crediamo che Dio ci sostiene solo quando noi abbiamo fatto tutto quanto era in nostro potere.
E poi è anche una questione di giustizia… io credo che sia una tentazione quella di dire: “facciamo già tanto per loro. Adesso è meglio anche cercare di risparmiarci un po’, per non correre il rischio di crollare o di esaurirci!”
Il nocciolo della questione è un altro: “se io fossi malato, accetterei di essere curato nello stesso ospedale che propongo alla gente che a noi si rivolge?”. Quello che intendo dire è che, nei limiti delle nostre forze, noi dobbiamo tendere ad uno standard di servizio che deve essere il più possibile “occidentale”, sia per l’ospedale che per i Buoni Figli. Non si può dire: ”tanto siamo in Africa… e quindi va bene così. Un ragionamento del genere potrebbe nascondere una piccola vena di razzismo: per noi la sala operatoria più sofisticata, e per loro no! Per noi le tecniche diagnostiche all’ultimo grido, e per loro no!”
Certo la realtà è che una missione come la nostra fa poi i conti con la cronica mancanza di fondi… ma almeno tendiamo a dare il meglio ed a dare sempre di più… e se non possiamo, pazienza! L’importante è provarci sempre”.
Anche dal punto di vista prettamente cristiano questo è un ragionamento che mi pare del tutto pertinente. Pensiamo al Vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù avrebbe potuto dire:”siamo pochi, non abbiamo soldi… quindi ora tutti vadano a casa o cerchino di raccattare qualcosa da mangiare”.
Lui però non ragiona così, ed chiede agli apostoli di dar loro da mangiare. Io lo vedo come un appello di Cristo all’impegno, ed insieme alla fede: anche per noi in Africa potrebbe essere più comodo pensare: “non riusciremo mai a risolvere i problemi di questo continente. Cosa serve curare la malaria di questo bambino se poi morirà di diarrea fra un mese? Non toccherebbe forse al governo implementare politiche di bonifica delle paludi e di potabilizzazione dell’acqua che risolvessero le cause dei problemi?”
Se non stiamo attenti, questo ragionamento, che in sé ha una sua verità ed una sua logica, può essere un alibi alla pigrizia: in fondo diciamo a noi stessi che non ha senso impegnarsi e che comunque tocca ad altri.
Ma Gesù, pur non avendo eradicato la lebbra dalla Palestina, ha però curato tutti i lebbrosi che ha incontrato. Pensiamo anche solo alla fiaba della stella marina che abbiamo deciso di assumere come motivo ispiratore di questo blog: certamente quello che facciamo avrà un senso per quel singolo malato che guarisce, per quella mamma che partorisce in un ambiente pulito, per quella persona che va a casa dopo un’operazione riuscita.
Ecco il nostro sforzo di miglioramento continuo del servizio, e di collaborazione con altre organizzazioni con cui cerchiamo sinergismi; è tutto nell’ottica di buttare a mare quante più stelle marine ci sia possibile, sicuri che almeno per loro avremo fatto qualcosa di importante.
In quanto ai sinergismi ho espresso il mio sentito ringraziamento non solo alla associazione Volontari Mission Cottolengo, ma anche ai Volontari Sardi, al gruppo di Catania, a Emergency, a “forasmile”, a “ethicalab”, a MMV Ginevra, agli amici tedeschi di Francoforte.
Per quanto riguarda la cronica mancanza di fondi di cui ho accennato mi è parso però doveroso esprimere un particolare ringraziamento alla nostra Associazione che si è distinta in questa attività così necessaria ormai da più di 6 anni.
Lino, presidente della associazione stessa, ha poi commentato su alcune tematiche organizzative: per esempio ci siamo detti che, per ottimizzare il servizio di volontariato a Chaaria, si darà la precedenza a professionisti ormai laureati. Inoltre i gruppi di Torino, Cagliari, Pisa e Catania cercheranno di coordinarsi per organizzare una catena di chirurghi che possa coprire il nostro fabbisogno per la maggior parte dell’anno. Abbiamo da ultimo ripetuto il nostro appello per una maratona odontoiatrica a partire dal mese di ottobre quando Mercy sarà in ferie.
Ringrazio tutti gli intervenuti per il bene che volete alle nostre missioni.
Fr Beppe Gaido
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