domenica 20 giugno 2010

Incontro di Fr. Beppe con i volontari a Roma



Questa mattina nella Piccola Casa della Divina Provvidenza di Roma, si sono incontrati alcuni volontari di Roma con Fr. Beppe. 
Eccone una brevissima testimonianza....



 
 Ringraziamo tutti i partecipanti e Don Pasquale Schiavulli per la sua ospitalità....






1 commento:

Dr. Ugo Montanari ha detto...

beh, certo che, messa così la macchinetta del kiboko fa la sua bella figura... ora, poi, che è immortalata sul blog...

Ugodoc

P.S.: mi permetterei di sottolineare alcune cose di ieri:

1. il clima della conversazione straordinariamente amichevole-sereno... oserei dire "dolce";
2. l'importanza del concetto espresso dal baba per cui, per rendere l'esperienza davvero educativa - formativa per noi volontari, è opportuno "andare a Chaaria in punta di piedi".... siamo e restiamo wageni (ospiti di passaggio) ... in realtà lo saremmo anche su questo mondo...forse, allora, varrebbe la pena di vivere tutta la vita "in punta di piedi" e "sottovoce" .... mah... (nobis omnia et vita ipsa solum commodantur)
3. il progetto che si è cominciato a delineare, grazie a Donatella, di costituire una specie di "fondo per diabetici";
4. ...e , soprattutto, il concetto forte e un po' destabilizzante espresso dal baba per cui non è vero che certe malattie (diabete, tumori, eccetera) non esistono in Afrika.... esistono eccome! e fanno danni devastanti; solo che il più delle volte non vengono diagnosticate per difetti del sistema. Il che è molto grave e ci (mi) stimola ad un impegno sempre maggiore.

Grazie a chi ha organizzato l'incontro ed a chi ha partecipato. E' stata una domenica ricca.


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....