lunedì 9 gennaio 2012

I volontari in foresta a Mukululu

Ieri e’ stata una giornata diversa per la maggior parte dei volontari presenti a Chaaria. Solo Max e Monica hanno deciso di rimanere ad aiutarci in ospedale, che naturalmente e’ stato sempre pieno di pazienti come se fosse un giorno feriale. 
Abbiamo addirittura avuto una peritonite secondaria ad appendicite... e meno male che c’erano, perche’ e’ stato un intervento complesso!. Gli altri invece sono partiti alle 8 di mattina ed hanno partecipato alla Messa nella nuovissima basilica di Mukululu, dedicata alla Consolata e realizzata dal genio di Fratel Argese: una nota di colore e’ il fatto che, stanchi della lunga celebrazione africana, i volontari stavano sgattaiolando fuori della chiesa dopo la comunione, mentre un laico parlava lungamente in kimeru. Tra loro pensavano: “tutti questi discorsi sono noiosi! 
La Messa ormai l’abbiamo presa!” Quando erano ormai sulla porta, essi sono pero’ stati richiamati indietro dal parroco italiano, il quale ha detto loro: “non potete andarvene proprio adesso, mentre c’e’ il discorso di ringraziamento per la vostra presenza”. 
I nostri eroi, ormai sulla porta, hanno fatto quindi buon viso alla cattiva sorte; hanno sorriso e si sono intrattenuti, cercando di nascondere l’imbarazzo. Il coro ha organizzato per loro una danza in cui, con ampi movimenti delle braccia, convogliavano le benedizioni di Dio su di loro.
Durante il discorso, continuato poi in Inglese per evitare ulteriori malintesi, essi sono stati presentati alla comunita’ cristiana. 
Siccome quella povera gente di geografia comprende molto poco, il geniale oratore ha detto con perspicacia che la maggior parte del gruppo veniva da Roma, dove vive il Papa; Ania viene invece dal Paese di Giovanni Paolo II, e Lincoln da quello di Obama.... Quando e’ stato nominato il Papa, la comunita’ ha risposto con un lungo applauso; quando si e’ sentito citare Giovanni Paolo II, l’applauso e’ diventato molto piu’ lungo ed intenso... ma quando la gente ha udito il nome di Obama e’ stato una vera ovazione. 
Dopo i doveri del buon cristiano, i nostri amici hanno trascorso qualche minuto con Fratel Argese, ed hanno anche acquistato del buon vivo. Si sono quindi inoltrati nella natura intonsa della foresta di Mukululu, dove hanno potuto godere di un pomeriggio di vero relax, prima di tornare alla caotica vita di Chaaria. 

Fr Beppe Gaido 



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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