In questa
seconda ed ultima parte desidero parlarvi delle grandi qualita’ degli
infermieri kenyoti. Infatti nel precedente articolo, abbiamo sottolineato
soprattutto I loro limiti, ma e’ chiaro che moltissimi sono i loro pregi.
Prima di tutto
essi sono non solo infermieri ma anche ostetrici: sono bravissimi nella
gestione del travaglio e del parto, oltre che della gravidanza con tutte le sue
complicazioni. Un infermiere africano e’ preparato nella stima dell’eta’
gestazionale del feto, nella determinazione del battito cardiaco fetale, nel
follow up della donna con le doglie, nel parto sia cefalico che podalico, nella
pratica della episotomia e della episiorrafia. Seguono la induzione con
oxitocina senza problemi.
Essi sono
inoltre in grado di diagnosticare e inviare al medico I casi di aborto
incomplete, o di sospetta gravidanza extrauterina.
Sono bravissimi
pure con il paziente neonatale (anche pretermine) e pediatrico: sono
effettivamente incredibili nel reperimento
degli accessi venosi in bimbi a volte di appena un chilo e mezzo di peso
corporeo. Anche per la rianimazione del neonate subito dopo il parto, essi sono
praticamente indipendenti e non hanno quasi mai bisogno di medico o
anestesista.
Essi inoltre
sono in grado di fare diagnosi e di praticare molte delle terapie necessarie
nella normale gestione del paziente ambulatoriale ed anche ricoverato.
Soprattutto sulle patologie tropicali essi sono molto bravi, seguendo i
protocolli nazionali: questo li rende molto indipendenti dal medico… cosa
utilissima sia di giorno (quando I medici sono pochi), sia soprattutto di notte
(quando il dottore e’ sempre e solo il sottoscritto).
Sono anche molto
competenti nella gestione delle emergenze mediche: per esempio riescono ad
affrontare una crisi asmatica in modo autonomo, e sono in grado di prendersi in
carico un malato che ha tentato il suicidio con l’ingestione di pesticidi o
veleni di altro tipo: tra l’altro eseguono lavande gastriche con competenza.
Sono in grado di
suturare molti tagli e ferite, quando non sono coinvolti tendini od ossa: pure
tale aspetto alleggerisce molto il lavoro del medico.
Altro compito
che a Chaaria caratterizza l’infermiere kenyota e’ quello del triage: sia in
ambulatorio che in reparto questo aspetto e’ totalmente affidato all’infermiere.
In ambulatorio i clienti passano sempre dall’infermiere per la prima visita: se
egli e’ in grado di gestire la patologia e di prescrivere la terapia, il paziente
andra’ direttamente a prerndersi i farmaci prima di andare a casa. Nei casi in
cui l’infermiere decide che la patologia e’ al di la’ delle sue competenze, il
malato viene riferito alla consulenza del clinical officer o del medico. Anche
in reparto l’infermiere fa il giro visita e poi segnala al clinical officer o
al medico il malato piu’ difficile o grave. L’infermiere ha inoltre una grande
liberta’ nella richiesta di esami di laboratorio. Egli puo’ aprire una cartella
clinica ed impostare un protocollo terapeutico in attesa del medico, e puo’ anche
scrivere una lettera di dimissione quando il malato e’ stabile. Normalmente
egli e’ autonomo nella gestione del degente operato, per cui seguei protocolli dell’ospedale.
Altro compito
che in parte differenzia l’infermiere kenyota da quello italiano e’ il fatto
che ad esso e’ affidata la distribuzione dei farmaci in farmacia.
Queste brevi
indicazioni possono aiutarci a capire che tra infermieri italiani e kenyoti e’
possibile e doveroso un processo di scambio e di osmosi da cui tutti possono
trarre giovamento per il bene dei malati da noi serviti.
Nessuno e’
migliore o superiore. Si tratta di profili diversi che comunque si possono
integrare ed arricchire vicendevolmente.
Fr Beppe
Nessun commento:
Posta un commento