mercoledì 22 agosto 2012

I regali di Anna

Grazie di cuore, cara Anna, per i bei regali che hai fatto a Chaaria!

Il microscopio che ci hai portato potenzia e velocizza il nostro laboratorio, e certamente va a beneficio dei pazienti che tante volte devono aspettare lunghe ore prima di avere gli esami.





La nuova centrifuga e' molto bella e puo' essere usata in parallelo con la nostra, ulteriormente facilitando il lavoro dei nostri laboratoristi.






Ma il regalo piu' bello, quello che ha lasciato tutti con il fiato mozzato, e' stato quello del bellissimo Atlante di Parassitologia che hai fatto arrivare per noi direttamente dagli Stati Uniti: il nostro staff lo ha accolto con gioia e riconoscenza, e si impegna a farne un uso oculato. La tavole a colori sono estremamente affascinanti, e sicuramente saranno di ausilio eccellente nei casi diagnostici piu' difficoltosi.


Grazie anche delle mascherine protettive anti TBC, e dei termomentri che hai donato per i nostri reparti.
Credo che i nostri laboratoristi ti abbiano acccolta bene, e che oggi il tuo primo giorno di lavoro sia stato interessante e gratificante.
E' bello vederti parlare con loro in Inglese senza problemi: la lingua e' certamente la porta che ti spalanca il cuore dei nostri collaboratori kenyoti.
Buona esperienza a Chaaria.
Sono sicuro che potrai insegnare molto ai nostri laboratoristi, e che la tua presenza costituira' un momento importante di crescita per tutti loro.

fr. Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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