Sinceramente ringrazio il
dott Pierantonio Visentin per il grande lavoro portato avanti nel raccogliere i
dati di mortalita’ nel nostro ospedale a partire dal 2009. Ha presentato la sua
lezione giovedi’ 2 agosto con una presentazione di 44 diapositive, tutte molto
interessanti.
Il suo lavoro e’ un
piccolo trattato di epidemiologia ed i dati da lui presentati sono
statisticamente significativi con intervalli di confidenza molto buoni.
Sono dati incoraggianti
che dimostrano una regolare tendenza alla riduzione della mortalita’ a partire
dal 2009. Essere al di sotto dell’8% di mortalita’ in un ospedale rurale
africano e’ senza dubbio assai positivo. Interessante e’ anche il grafico che analizza i primi sei mesi
di ogni anno a partire dal 2009, in quanto ci permette di comprendere che anche
il primo semestre del 2012 registra un’ulteriore riduzione di mortalita’.
Ma un decremento
percentuale puo’ essere un dato arido che non dice esattamente quante vite
abbiamo salvato con la percentuale di mortalita’ che siamo riuscire a ridurre. Antonio,
usando il computo statistico del NNT (vedi diapositiva), ci ha dimostrato come
il 3.08% di riduzione assoluta della mortalita’ tra il 2010 ed il 2011 si e’
tradotto in 133 vite in piu’ che abbiamo salvato nel 2011 rispetto all’anno
precedente.
Le malattie infettive
rimangono la piu’ importante causa di decesso, con la malaria sempre al top.
AIDS a TBC a Chaaria sono dei killer che laborano in tandem, ed i dati del
grafico lo dimostrano chiaramente.
Tali statistiche sono per
noi incoraggianti, ma non devono farci dormire sugli allori. Una mortalita’ che
scende e’ senza dubbio indice di un lavoro fatto bene, ma non bisogna mollare
la tensione al miglioramento.
Sappiamo che molto rimane
ancora da fare, anche se la mortalita’ non puo’ essere portata a zero: c’e’ il
problema del controllo delle infezioni nosocomiali, unito a quello
dell’eliminazione di quell’11% di diagnosi “missing”, che sono sostanzialmente
le morti improvvise per cui non abbiamo capito niente ed i decessi subito dopo
l’arrivo.
Il lavoro di Antonio e’
solo il primo passo. Intendiamo tenere vigile la nostra attenzione organizzando
a cadenza regolare delle “mortality review”, in cui non analizzeremo i dati
statistici, ma prenderemo in mano la cartella clinica di un paziente deceduto
in ospedale, e cercheremo di comprendere se abbiamo fatto tutto quello che
potevamo, o se abbiamo sbagliato o dimenticato qualcosa... in pratica
cercheremo di capire se si trattava di una morte ineluttabile o di una
evitabile.
E quello che impareremo
dalla discussione diventera’ patrimonio di tutti, non per l’autoincensazione,
ma per un apprendimento che ci porti a salvare piu’ vite possibile. Credo che
questo sia il significato piu’ nobile di tutte le metanalisi, e cercheremo di essere
fedeli anche a questo nuovo impegno.
La formazione continua
del giovedi’ mattina, iniziata quasi per gioco nel 1999, sta diventando sempre
piu’ interessante e via via piu’ utile nella pratica clinica del nostro
ospedale.
Fr Beppe Gaido
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