Nuova chiamata notturna!
Il cicalino suona e mi
dicono di correre, ma non chiamare altri perche’ non e’ un cesareo.
Do’ uno sguardo alla
finestra e vedo l’orizzonte rosso fuoco: ne gioisco perche’ devono essere quasi
le 6, l’ora in cui comunque mi sarei alzato per la preghiera.
Mi vesto in fretta e furia
senza neppure lavarmi la faccia, e mi precipito in ospedale. D’istinto mi
dirigo verso la sala parto, perche’ immagino che comunque la maternita’ sia
nuovamente il punto nevralgico... ed infatti vedo Eunice tutta sudata che si
affatica attorno alla testa di un neonato che non ne vuol sapere di “uscire”.
Metto i guanti e
sostituisco l’infermiera in questa manovra difficile e colma di tensione: il
bimbo ha la spalla superiore “inchiodata” dietro il pube della mamma.
Sono gia’ passati minuti
preziosi.
Mi tremano le gambe e
sudo come un cavallo, non perche’ faccia caldo, ma per la tensione estrema.
Goccioloni mi calano negli occhi e me li fanno bruciare rabbiosamente, ma ho i
guanti insanguinati e non mi posso asciugare... altri rivoli di sudorazione
piovono da entrambi i miei gomiti.
Le gambe mi tremano e
faccio fatica a stare in piedi.
Passano attimi
lunghissimi...non so quanto tempo sia trascorso in realta’... a me e’ parsa
un’eternita’!
Alla fine il feto viene
partorito, ma e’ flaccido e cianotico. Non da’ segni di vita.
Le gambe continuano a
tremarmi e le ginocchia sbattono
l’una contro l’altra, mentre mi dirigo verso il lettino termico: tentiamo la
rianimazione cardio-polnonare, ma non otteniamo nulla. La morte e’ stata piu’
forte e piu’ rapida di noi!
Mi siedo un attimo e
cerco di calmarmi, prima di dire qualcosa a quella mamma. Eunice invece si occupa
del secondamento e mi rassicura che che pensera’ lei a darle la notizia.
Un attimo dopo vedo pero’
la figura di Lawrence sulla porta della sala parto; mi dice di andare in
ambulatorio per la rianimazione di una bambina: respirava appena ed i polmoni
erano pieni di rantoli. Il suo torace pareva una pentola in ebollizione. La
febbre era altissima e la bimba del tutto incosciente. Non sembrava anemica e
la glicemia era normale.
In corridoio la mamma
piangeva disperatamente, come se gia’ sapesse come sarebbe andata a finire!
Noi facciamo tutto quello
che possiamo, ma anche questa creatura ci spira tra le mani... la seconda in
mezz’ora!
Venivano da Manthi,
villaggio poverissimo a 12 chilometri da Chaaria: la piccola era stata dimessa
da poco piu’ di due settimane, dopo una grave malaria cerebrale associata a
meningite. In tale occasione avevamo anche fatto il test HIV che era risultato
positivo.
Non sappiamo se e’ stata
una ricaduta malarica, o una meningite non completamente guarita, oppure
semplicemente l’immunosoppressione a portarla al Creatore.
Fatto sta che anche lei
e’ andata in Paradiso, ed oggi comincio la giornata con l’umore sotto i tacchi.
Fr Beppe Gaido
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