Nei primi tempi a
Chaaria, la malaria era per me una esperienza paurosa.
Ricordo che avevo febbre
altissima e brivido scuotente; non riuscivo a mangiare ne’ a stare in piedi. In
almeno un’occasione ho avuto anche qualche sintomo di malaria cerebrale perche’
ero confuso ed avevo una strana afasia motoria: io pensavo giusto, ma le cose
che dicevo mi venivano fuori sbagliate. Mi sentivo scemo ed allo stesso tempo
avevo paura: pensavo per esempio di dire “tavolo”, e mi usciva fuori “ragazzo”.
La situazione era pero’ regredita
dopo la dose carico di chinino in vena.
L’altra cosa che per me
e’ tipica di malaria e’
l’insonnia, accompaganta da un dolore lombare molto fastidioso. Raramente ho
vomito e diarrea, ma la malaria non e’ mai uguale a se stessa ed anche questo a
volte mi capita.
A parte il primo attacco
in cui avevo avuto quell’episodio quasi-cerebrale, tutte le altre volte la
malaria me la sono fatta in piedi, per il fatto che non c’era nessuno che mi
poteva sostituire in ospedale.
Per questa malattia non si
diventa mai immuni e si continua a riprenderla, ma si sviluppa comunque una
semi-immunita’ che rende gli attacchi sempre meno aggressivi.
Oggi come oggi, continuo
a buscarmi la malaria con una media di due episodi all’anno: naturalmente noi
che viviamo sempre in Kenya non possiamo fare profilassi, in quanto, per
periodi prolungati, gli effetti collaterali dei farmaci sarebbero ben peggiori
dei benefici della prevenzione.
La cosa positiva e’ che,
con il passare degli anni, gli attacchi si sono fatti sempre piu’ blandi:
quando ho la malaria, oggi mi pare di avere l’influenza. La febbre non e’ mai
molto elevata, anche se il dolore alle articolazioni e’ sempre molto
importante. I sintomi normalmente vengono controllati dalla terapia entro due
giorni. Il segno piu’ tipico per me, quello che mi spinge a fare il test anche
prima che salga la febbre, e’ normalmente il dolore alla zona lombo-sacrale
della colonna, associato all’insonnia.
Anche oggi quindi la
malaria me la faccio in piedi, continuando a lavorare, pur trascinando i piedi:
ma oggi e’ molto piu’ facile che dieci anni fa. Mi sono un po’ assuefatto alla
coabitazione con il plasmodium falciparum.
Per la terapia mi affido
di solito ai preparati artemisinici, che sono molto efficaci e non mi causano
effetti collaterali spiacevoli. Non ho piu’ ricorso al chinino da moltissimi
anni: quello che mi aveva disturbato di piu’ di quel farmaco, erano gli acufeni
e l’ipoacusia che ti isolano praticamente dal mondo durante la terapia.
Oggi come oggi, non posso
dire di temere la malaria, pur sapendo che una forma cerebrale puo’ sempre
capitare anche al semi-immune (basta vedere quanti pazienti kenyoti ne sono
affetti!); sono comunque molto cosciente della necessita’ di prevenzione,
soprattutto di notte, quando una zanzara anofele in camera mia raramente manca.
PS: nelle foto due esempi
di test della malaria con goccia spessa (il test di routine usato a Chaaria).
Fr Beppe Gaido
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