sabato 20 aprile 2013

Benedetta e Sergio




Sono due esperti ginecologi del gruppo dei volontari sardi, i quali da una settimana stanno lavorando con noi a Chaaria, e con noi condividono le enormi difficolta’ di questo periodo.
Per un ginecologo Chaaria e’ sempre impegnativa, pur essendo stagione delle piogge. Le emergenze ci sono sempre, sia di giorno che di notte, e le visite ambulatoriali si susseguono a ritmo incalzante, nonostante le strade impraticabili.
Essi condividono con noi anche una stressante situazione energetica in cui l’elettricita’ sembra scomparsa da Chaaria da quasi un mese. 
Lavoriamo quasi sempre in generatore; siamo pieni di gioia quando la corrente torna, ma ritorniamo in depressione quando se ne va di nuovo dopo appena qualche minuto; inoltre spesso devo chiedere loro di sospendere le ecografie per poter spegnere i motori a diesel per qualche minuto, temendo di sfiancarli completamente e di rimanere anche senza unita’ autogena.


 

Stanotte abbiamo avuto un cesareo alle 3, ma e’ stato molto laborioso alzarsi, soprattutto perche’ eravamo senza luce ed abbiamo dovuto andare ad accender il generatore con l’aiuto di una pila, prima di iniziare in sala.
Li ringrazio perche’in questi giorni io non vado in sala per le operazioni ginecologiche ed ostetriche (se non di notte, quando sono anche l’anestesista), e quindi mi posso dedicare con piu’ calma agli altri pazienti dell’ospedale.
Le foto allegate si riferiscono ad un’emergenza per gravidanza extrauterina, per cui abbiamo operato ieri sera verso le 20, sostenuti solo dal generatore.
Come vedete il nostro staff e’ sempre generosissimo; si ferma fino a molto tardi, e non si fa problemi per lo “straordinario”.
Auguriamo a Sergio ed a Benedetta una buona esperienza anche per le prossime due settimane.
Certamente le loro presenza ci solleva molto e per me costituisce un validissimo aiuto.


Fr Beppe 


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....