La prostatectomia rimane
l’operazioni con piu’ incognite, sia in sala che fuori durante il
post-operatorio.
Fare l’intervento per una
persona che ha un catetere sovrapubico perche’ quello penieno non passava, e’
in genere un suicidio per il chirurgo.
Oggi pero’ ho ceduto alle
pressioni ed alle lacrime di un paziente del Nord: povero, analfabeta,
completamente incapace di biascicare anche solo una parola di kiswahili, mi ha
fatto proprio pena.
Gli avevo messo il “sovrapubico”
io stesso un mese fa, perche’ non ero ruscito a passare con un catetere
tradizionale.
Avevo anche fatto una biopsia
prostatica nella quasi certezza che una stenosi cosi’ impenetrabile avrebbe per
forza dovuto essere neoplastica...
Invece la biopsia e’
risultata negativa, e quindi non avevo molti argomenti per continuare a
rifiutare l’intervento.
Oggi sono entrato in sala
con molta paura.
Ho rienpito la vescica d’acqua,
usando il catetere sovrapubico come unica via d’accesso.
Le prime difficolta’ le
ho poi incontrate nell’isolamento della vescica, a causa di tantissime e tenaci
aderenze sia ai muscoli che al peritoneo.
Nonostante tutto, con
timore e pazienza, sono riuscito ad aprire la vescica, senza lacerarla troppo e
senza entrare in peritoneo.
La prostata non era
grossissima, ma e’ stata assai difficile da estrarre perche’ molto adesa alla
capsula... forse a motivo di ripetute prostatiti.
Pian piano pero’
l’estrazione dell’adenoma e’ stata possibile, usando anche pinze e forbici,
oltre alla classica digitoclasia.
La sutura della loggia
non ha presentato grosse difficolta’ ed il sanguinamento e’ stato controllato
abbastanza facilmente.
L’angoscia e’ iniziata
quando si e’ trattato di inserire il catetere.
Il “tre vie” numero 24
non riusiva neppure a passare per l’uretra peniena. Il paziente aveva dunque
anche stenosi uretrale.
Ho quindi optato per un
piccolo catetere di nelaton numero 12. La mia intenzione sarebbe stata quella
di attaccarci un filo guida, e di fare poi da “trenino” per il catetere a tre
vie. Invece nulla da fare: non passava neppure il semirigido di piccolo calibro,
a motivo di una barriera lignea a livello dell’uretra prostatica.
Avevo voglia di piangere,
ma mi sono fatto forza ed ho usato dei dilatatori uretrali metallici.
Sicuramente il mio cliente
aveva stenosi uretrali multiple e serrate. Dopo vari tentativi falliti sono alla
fine riuscito a passare con il piu’ piccolo di tutti i dilatatori. Ho quindi
deciso di legare un filo di seta alla punta di tale strumento che era giunta in
vescica. Estraendo il dilatatore metallico mi sono portato dietro anche il filo,
di cui ora avevo un capo in vescica ed un altro al di fuori del meato uretrale
esterno. Ho legato quest’ultimo capo alla punta del catetere ed ho tentato di
passare usando il filo come traino. Anche questo tentativo e’ pero’
miserabilmente fallito.
Stavo ormai cadendo nella
disperazione piu’ profonda, in quanto la loggia prostatica avrebbe continuato a
sanguinare senza il palloncino del “foley” che avrebbe dovuto fare da
emostatico.
Con un sentore di
scoraggiamento ho deciso di provare ad usare un “20 a tre vie” che mi era
giunto dall’Italia. L’ho armato con il mandrino metallico ed ho provato ancora.
Il primo tentativo e’ andato male ed ha creato una “falsa via”: probabilmente
la punta del mio catetere e’ andata a finire nel sottocute del perineo. Poi
pero’, quasi per miracolo, ci sono riuscito. Quando abbiamo visto la punta del
catetere apparire in vescica, tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo,
mentre Pasqualina, che dall’inizio della crisi si era messa a pregare, ha
gridato con gioia: “alleluya!”.
Da quel momento
l’operazione e’ continuata in modo del tutto liscio, ed ora il lavaggio
continuo del malato e’ “chiaro”, anche se lui e’ un po’ fuori di testa, come
succede spesso agli anziani dopo la spinale.
Oggi e’ stata un’esperienza
tremenda, che ancora una volta mi ha riempito di timore reverenziale nei
confronti della prostatectomia.
Altra lezione che oggi ho
reimparato a mie spese e’ di non lasciarmi intenerire dalle suppliche dei malati:
se hanno il sopvrapubico e’ meglio che se lo tengano finche verra’ un chirurgo
esperto dall’Italia che mi possa fare da spalla e da mentore in caso di
situazioni disperanti come quella di oggi.
Inoltre le stenosi
uretrali sono sempre un nemico da temere quando si opera un paziente con
catetere sovrapubico.
Oggi e’ finita bene, ma
non voglio neppure pensare a cosa avrebbe potuto succedere se davvero non fossi
riuscito ad unserire un catetere.
Fr Beppe
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