Ed invece il cicalino gracchia ripetutamente. Io mi muovo come uno zombi,
facendo fatica, per qualche minuto, a capire che stavo sognando e che ora mi
trovo nella mia camera alla ricerca disperata dell’abat jour. Finalmente lo
trovo, ma il pulsante non da’ alcun segnale di vita: “ah gia’, il black out!”.
Non e’ un’operazione semplice neppure raggiungere il cercapersone, ma lo
identifico sia grazie alla posizione familiare sul comodino, sia sotto la guida
della piccola lucina rossa che lampeggia su di esso. “C’e’ una mamma HIV in
travaglio. Bisogna cesarizzarla subito”, mi urla Evanjeline dal ricevitore.mercoledì 10 aprile 2013
Generatore e chiamate notturne
Ed invece il cicalino gracchia ripetutamente. Io mi muovo come uno zombi,
facendo fatica, per qualche minuto, a capire che stavo sognando e che ora mi
trovo nella mia camera alla ricerca disperata dell’abat jour. Finalmente lo
trovo, ma il pulsante non da’ alcun segnale di vita: “ah gia’, il black out!”.
Non e’ un’operazione semplice neppure raggiungere il cercapersone, ma lo
identifico sia grazie alla posizione familiare sul comodino, sia sotto la guida
della piccola lucina rossa che lampeggia su di esso. “C’e’ una mamma HIV in
travaglio. Bisogna cesarizzarla subito”, mi urla Evanjeline dal ricevitore.Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.
Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.
Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.
Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.
Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.
E poi, andare dove?
Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.
Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.
Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.
Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.
Questo è quello che facciamo, ogni giorno.
Fratel Beppe Gaido
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