giovedì 11 aprile 2013

Un articolo sulla rivista "Fr. Luigi è una proposta"


Ringraziamo di vero cuore Fr Roberto Colico per aver voluto ospitare un nostro articolo sulla rivista dedicata alla causa di beatificazione di Fr Luigi Bordino.
Sinceramente ringraziamo Fr Roberto anche per la toccante introduzione da lui scritta al nostro articolo.
Ricordiamo ai lettori del blog che chi volesse ricevere la rivista “Fr Luigi e’ una proposta” puo’ scrivere a:
Associazione Pro Beatificazione
fratel Luigi Bordino
Via Cottolengo 14
10152 Torino.
Italy

Qui di seguito proponiamo il nostro articolo apparso sulla rivista.








FR LUIGI ED IL NOSTRO SOGNO PER CHAARIA

Chaaria è per noi un sogno da realizzare giorno dopo giorno, ed in questo sogno riconosciamo la presenza di Fr Luigi come modello ed intercessore.
Già da molti anni Fr Luigi ha ispirato il nostro servizio ed è stato uno stimolo nella ricerca della nostra santita’ cottolenghina: sin dagli albori dell’ospedale lo abbiamo quindi scelto come patrono del nostro ambulatorio; da sabato scorso inoltre a lui è stata dedicata la nuova sala operatoria, inaugurata con gioia dopo una lunga attesa.
Le ragioni di questa scelta sono varie.
Prima di tutto vediamo nello stile di vita di Fr Luigi un modello ispiratore particolarmente adatto alla realtà di Chaaria.
Luigi ha amato e servito i poveri e gli ammalati con tutto se stesso, spendendosi per loro senza riserve e fino al sacrificio della vita. In loro sempre contemplava il volto di Cristo, e continuamente si prendeva cura di loro “come in ginocchio”.
In questo ci è di esempio e ci sprona qui a Chaaria dove cerchiamo di non dire di no a nessuno e dove ci sforziamo di spendere tutta la nostra vita nel servizio, giorno e notte, sette giorni alla settimana. Riconoscere Gesù nel malato che assistiamo è per noi missione e ricompensa allo stesso tempo, proprio come lo è stato per Fr Luigi.
Personalmente lo sento vicino quando una folla di malati ambulatoriali mi assedia e chiede con insistenza ed impazienza il mio servizio, senza rendersi conto che non ce la faccio più e che sono stato al lavoro dalla notte precedente senza un minuto di stacco.
Mi incoraggia quando accolgo un cliente pieno di piaghe, puzzolente, magari coperto di pulci penetranti e larve di mosche: ripenso allora a Luigi intento a fare i bagni ai “barboni” ed a tagliar loro le unghie, e supero il senso di ribrezzo che spesso certe situazioni ancora mi provocano.
Ricordo spessissimo Fr Luigi quando vengo chiamato di notte: lo descrivono sempre uguale a se stesso, calmo e sorridente in qualunque momento, anche dopo tre emergenze in una singola nottata. Fr Luigi mi stimola a non mollare, a non scoraggiarmi, sebbene talvolta mi venga la tentazione della “stanchezza” non solo fisica ma pure interiore. Mi piacerebbe essere sempre uguale a me stesso, ma il mio uomo vecchio qualche volta mi rende molto nervoso ed irascibile, se non dormo di notte; mi sento quindi ancora molto lontano da quel particolare tipo di carità indicato da Fr Luigi. Comunque non demordo e giono dopo giorno intendo imitarlo e magari chissà, prima o poi sarò un po’ meno dissimile da lui.
E che dire di Fr Luigi in sala operatoria. La sua presenza spirituale è importantissima durante le lunghissime sedute chirurgiche che ormai caratterizzano il nostro lavoro a Chaaria. Lo prego spesso in silenzio, quando, a metà di un intervento complesso, non so più come andare avanti. Mi sento in comunione con lui, anestesista provetto, quando di notte e nei fine settimana sono il solo a fare le spinali e ad addormentare i malati affetti da patologie urgenti o da travagli complicati. Quante volte non riesco a trovare lo spazio intervertebrale per la spinale, ed in preda alla disperazione mi rivolgo prima all’Angelo Custode e poi a Fr Luigi per un aiuto dall’alto!
Ecco perchè Fr Luigi doveva essere il patrono della nuova sala operatoria: ci ha lavorato per tanti anni e conosce quindi tutte le difficoltà che anche noi incontriamo giorno dopo giorno. Ha sperimentato l’angoscia che si prova quando un’operazione va male, quando un malato sanguina in sala e non hai sangue da trafondere, o quando per motivi al di fuori della nostra portata, un malato non si vuol più svegliare dall’anestesia.
Lui è un modello anche come donatore: sappiamo che a Chaaria il sangue è un’emergenza continua, e le nostre scorte non sono mai sufficienti a coprire il fabbisogno dell’ospedale. Ogni tre mesi doniamo ai malati il nostro sangue, e chiediamo ai volontari che se lo sentono di fare lo stesso. Mentre sono sdraiato sulla barella e sento il mio sangue fluire nella sacca, rammento sovente Fr Luigi che il sangue lo donava direttamente al paziente. Immagino anche la sua gioia, quando vedeva il malato rifiorire dopo la trasfusione: pure tale aspetto lo sperimento così spesso a Chaaria.   
Ma Fr Luigi non lavorava solo in sala e non si occupava solo dei “senza fissa dimora”: egli amava e coccolava i “Buoni Figli”, quando venivano ricoverati in ospedale in tempo di malattia. Da lui voglio imparare la tenerezza verso i nostri disabili, che anche per Chaaria sono la perla e la pupilla dell’occhio.
Un’altra ragione per aver scelto Fr Luigi come patrono dell’ambulatorio e della nuova sala operatoria sta nella sua grande forza orante: egli era un contemplativo nell’azione. Sapeva pregare e raccogliersi in ogni momento (tra un intervento e l’altro; aspettando l’effeto dell’anestesia od il risveglio del paziente): l’attività ospedaliera di Chaaria è per me una continua sfida da questo punto di vista. Sappiamo tutti che la preghiera è il primo e più importante lavoro della Piccola Casa; siamo perfettamente coscienti anche del fatto che il servizio di carità esplicato per amore di Dio diventa un autentico atto di culto (come recitano le Costituzioni dei Fratelli Cottolenghini). Nello stesso tempo però il rullo compressore del lavoro quotidiano a Chaaria rischia di svuotarmi, di esaurire tutte le mie energie in una attività frenetica che alla fine mi toglie anche la forza interiore per elevare un pensiero al Signore. In pratica rischio ogni giorno di lasciar da parte quel Dio per cui dichiaro di spendermi da mane a sera. Luigi è stato un gigante anche in questo “equilibrato rapporto” tra attività e contemplazione, ed a lui mi rivolgo come guida e come modello di preghiera, oltre che di servizio.
Fr Luigi inoltre è anche una persona di silenzio.
Parlava poco e scriveva ancor meno, ma con il suo esempio di vita ha evangelizzato molto di più di tanti predicatori. Da questo punto di vista Fr Luigi mi pare proprio un Francescano, nel senso più puro della parola: quando infatti Francesco mandò i suoi frati ad evangelizzare, disse loro: “andate e predicate… e, se necessario, usate anche le parole!”
Trovo bellissima questa espressione del Santo di Assisi: l’evangelizzazione spesso non ha bisogno di parole. Ripenso anche ad una frase di Paolo VI, secondo cui il mondo oggi ha più bisogno di testimoni che di predicatori.
Così è stato Fr Luigi; e così vorrei che fosse Chaaria: la vita donata completamente vuole diventare annuncio del Vangelo, anche se di tempo per parlare di Gesù ce n’è proprio poco.
Come vedete, anche se Fr Luigi non è mai stato in Africa, la sua vita è in piena assonanza con quel che viviamo a Chaaria. Pur essendo vissuto in un altro continente, la sua vita ed il suo esempio ci illuminano, ci danno forza e ci ispirano nel nostro cammino di santità cottolenghina. Ecco perchè ora è anche il patrono della nostra stupenda sala operatoria!

Fr Beppe Gaido






Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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