Ha delle escrescenze
bluastre su tutto il corpo. Sono dei bubboni duri e dolenti alla palpazione.
Quelli sul volto gli conferiscono un aspetto grottesco e mostruoso.
Alcuni noduli sono
chiaramente purulenti e si vede una patina di pus giallo che li ricopre.
William e’ molto
irritabile e sembra arrabbiato con la vita...
“Che cos’hai da guardarmi
cosi’? Lo so che sembro un mostro e che faccio schifo. Lo so che puzzo come le
feci a causa dei bubboni. Sono HIV positivo, e sono sicuro che ora nessuno
osera’ piu’ toccarmi o rivolgermi la parola”.
“Perche’ dici questo?
Stiamo seguendo molti malati nella tua stessa condizione, ed oggi ci sono delle
medicine che possono veramente ridurre la massa del sarcoma di Kaposi che ti
affligge”.
“Non ci credo... e poi a
che pro vivere se nessuno osera’ piu’ neppure stringermi la mano?”
A questo punto, memore
degli insegnamenti ricevuti come giovane medico all’Amedeo di Savoia di Torino,
gli porgo la mano diretta davanti al suo volto e gli dico:
“OK, vedi che non ho i
guanti. Stringimi la mano, e questo sia per te come un segno che non puoi mai
generalizzare nelle cose che dici quando sei arrabbiato. Io ti stringo la mano,
ma tu devi piantarla di piangerti addosso e di fare la vittima. Ti ho detto che
ci sono delle medicine. Se tu accetti di assumerle, pian piano vedrai che la
puzza scomparira’, e che anche il tuo aspetto migliorera’ progressivamente”.
Questa scena e’ successa
circa due settimane fa. Ora William e’ un’altra persona: ha completato un ciclo
di antibiotici che hanno fatto sparire il pus dalle lesioni cutanee, e quindi
non puzza piu’. Mi stringe la mano ogni mattina.
Ha le gambe molto gonfie
ed ha chiesto un tripode per camminare in quanto gli fanno molto male durante
la deambulazione.
L’alimentazione e’ ancora
problematica: ha della masse di Kaposi sul palato e sulla lingua, ma si sforza
di trangugiare brodo, porridge e purea.
Ha iniziato la terapia
antiretrovirale, e mi ha chiesto quanto tempo da vivere gli sarebbe rimasto:
gli ho risposto che gli ultimi studi parlano di sopravvivenze in salute anche a
venti o trent’anni.
“Allora potro’ vedere i
miei nipotini?”
“Certo che li potrai
vedere, e magari sarai presente pure alla loro laurea!”
William ride di cuore,
quando gli dico cosi’; e, anche se pensa che forse lo sto ingannando e che
certo non gli rimarranno cosi’ tanti anni, ora e’ pero’ ottimista e vuole
continuare a vivere, perche’ la sua missione di padre – dice lui – non e’
ancora conclusa.
Fr Beppe
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