Sono state caratterizzate da moltissimi interventi
sull’intestino.
Abbiamo avuto varie emergenze: coltellate nella pancia,
perforazioni di ulcere duodenali, peritoniti secondarie a perforazioni ileali
da tifo, e peritoniti dovute a colecistite suppurativa (probabilmente anche
questa tifoidea).
Ci siamo poi anche avventurati in chirurgia del colon e
della colecisti.
C’è stata una resezione anteriore del retto ed un paio di
colostomie in tumori ormai inoperabili.
Inoltre abbiamo fatto una derivazione biliare in digiuno per
una ragazza giovanissima con tumore della testa del pancreas.
Sono continuate tutte le altre chirurgie che per noi sono
routine: gravidanze extrauterine, raschiamenti uterini, isterectomie, miomectomie,
ernie ed idroceli, tanti cesarei... e tutto il resto.
E’ sotto gli occhi di tutti che la gente ci cerca sempre di
più per i loro problemi chirurgici e che quindi il numero degli interventi è
più che raddoppiato dal giorno in cui abiamo aperto la nuova sala.
La grossa chirurgia intestinale che abbiamo fatto in queste
tre settimane rimane comunque per noi una frontiera ancora poco esplorata.
Dipendiamo completamente dalla competenza dei chirurghi italiani per
l’operazione, e per noi non è molto chiaro il piano di preparazione
pre-operatoria ed il follow up post-operatorio.
Io personalmente non mi sento padrone della chirurgia del
colon: ci vorrà del tempo prima che io possa acquisire una mia sicurezza
emotiva ed una buona manualità. Inoltre rimane per me un certo disorientamento
riguardo al follow up post-operatorio ed alle possibili complicazioni a
distanza.
Dal punto di vista della chirurgia del colon ho bisogno di
chirurghi volontari che si parlino tra di loro in Italia anche prima di venire,
per evitare che io riceva messaggi contraddittori tra un volontario ed il
seguente.
Per esempio e’ assolutamente necessario per me sapere cosa
fare in caso di perforazione intestinale dell’ultima ansa ileale da tifo:
qualcuno dice che non si deve fare la anastomosi ileo-ileale ma bisogna
procedere ad anastomosi ileo colica sull’ascendente; altri dicono che invece si
può fare; altri ancora sostengono la necessità di una ileostomia di protezione.
Anche riguardo a quest’ultima, alcuni chirurghi dicono che è
improponibile a Chaaria perchè c’è il pericolo che il paziente si disidrati e
non si possa gestire làileostomia a casa; altri dicono che invece non ci sono
problemi e si può fare tranquillamente.
Queste visioni contrastanti, del tutto lecite in quanto la
chirurgia è in continua evoluzione, in realtà mi disorientano e mi mettono in
crisi.
Io ho bisogno che i volontari seguano tutti la stessa linea
di azione almeno fin quando sarò del tutto indipendente e capace di fare le mie
scelte.
Per la ginecologia credo di esserci arrivato: io non mi
preoccupo più di tanto quando un ginecologo italiano viene e mi dice che lui fa
l’isterectomia in maniera in parte diversa da come la faccio io. Ho le mie
sicurezze; lo lascio agire diversamente perchè mi fido, ma non necessariamente
poi decido di cambiare il mio metodo... cambierò solo se riterrò che la nuova
modalità apporti un reale miglioramento rispetto alla mia tecnica.
Può essere la stessa cosa per l’ernia o per altri settori,
ma per la chirurgia dell’intestino ho bisogno di una formazione passo dopo
passo, una formazione che sia costante e uniforme tra i vari volontari: se uno
mi dice: “fai così” ed il prossimo mi dice di fare un’altra cosa, per il
momento io non sono in grado di fare la mia sintesicritica, e quindi mi disoriento.
Mentre rinnovo la mia voglia di continuare ad imparare da
tutti, ed a servire sempre di più e sempre meglio anche nel settore della
chirurgia intestinale, allo stesso tempo offro questo mio momento di
disorientamento, dal quale forse potrebbe nascere un dialogo tra chirurghi
volontari e delle linee guida sia per la sala operatoria sia per il follow up.
Scusate se ho scritto questo ma penso che dal
disorientamento di questi giorni possa
nascere un meccanismo attraverso cui potremo perfezionare la chirurgia
intestinale ed anche il mio apprendimento in questo settore... sempre e solo
per il bene dei nostri malati.
Fr Beppe Gaido
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