Lewis ha tre anni di età.
Ci è stato presentato dai genitori per una massa
inguino-scrotale sinistra. La massa è dura e dolente alla palpazione, ed è
assolutamente irriducibile. L’eco dimostra che parte della massa è liquida, ma la
diagnosi sembra comunque quella di un’ernia inguinale incarcerata.
La mamma dice che in passato il gonfiore talvolta appariva
ma poi rientrava in addome: altro elemento che suggerisce la diagnosi di ernia.
Ci informa anche che stavolta la massa è rimasta fuori per gli ultimi tre
giorni.
Entriamo quindi in sala con procedura d’urgenza.
Decido per un approccio chirurgico inguinale sinistro: ho
ancora la speranza di riuscire ad isolare il sacco, di aprirlo e di trovare
anse intestinali vitali. Lo scollamento dei piani si dimostra comunque molto
difficile. Il sacco erniario è diventato una cotenna molto spessa ed
estremamente dura. Mentre continuo a “spelare” il sacco per via smussa, ad un
certo punto esso si apre e ne fuoriesce del liquido, come anche avevo visto
all’ecografia.
Non vedo anse intestinali incarcerate nel sacco ormai
aperto. Infilo il dito mignolo nella porta e la trovo libera. Ho avuto la
tentazione di illudermi che non ci fossero anse in quella massa dura, ma solo
del liquido.
Sapendo comunque che sarebbe stato troppo miope chiudere la
porta e fregarmene, decido di procedere alla laparatomia.
Aperto il piccolo addome non vedo liquido infiammatorio in
peritoneo e le anse ileali sembrano tutte a posto senza segni di infiammazione.
Ancora una volta ho la tentazione di richiudere e di non cercare oltre...
arrivato però alla valvola ileo-cecale vedo un’area tondeggante e protrusa che
presenta chiari segni di necrosi ed un inizio di perforazione. Tale area
tondeggante ha esattamente la forma della porta erniaria.
Che strana l’anatomia! Ad incarcerarsi in un’ernia congenita
sinistra è l’ultima ansa ileale in una zona vicinissima all’appendice!
Trattandosi di una lesione molto piccola e soprattutto di un
bambino in tenera età, decido di non fare una anastomosi ileo-colica, ma di
recentare la lesione e di suturarla in due strati.
Dopo aver suturato l’addome in strati mi dedico quindi con
calma al sacco erniario. E’ difficile
riconoscere ed isolare gli elementi del funicolo spermatico, ma penso di
esserci riuscito bene. Arrivato alla base del sacco pazientemente isolato,
chiudo la porta erniaria e termino l’operazione con i passaggi tipici
dell’ernia congenita.
Il bambino è oggi in seconda giornata post-operatoria e sta
andando bene.
Spero che anche nei prossimo giorni il follow up non ci dia
problemi.
Nella mia breve storia chirurgica, Lewis è certamente il più
giovane paziente a cui ho dovuto fare una sutura intestinale senza l’aiuto di
un chirurgo italiano.
Fr Beppe
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