Mi ha aiutato tantissimo domenica scorsa la lettura del
Vangelo.
Mi sono sentito nei panni di quella persona che chiedeva a
Gesù: “che cosa devo fare per ereditare il Regno dei Cieli?”
E’ infatti per me un momento un po’ buio, in cui tanti
elementi tradizionali della religiosità mi lasciano perplesso. Alcune cose che
in passato hanno costituito idee forza e pietre milari della mia spiritualità
stanno un po’ vacillando e perdendo di significato.
Quello che mi sta devastando ultimamente è il mistero della
cattiveria umana: giudizi malvagi ed anatemi lanciati da persone che non ti
danno possibilità di difesa perchè si nascondono nell’anomimato, calunnie,
cattiverie pure.
A volte, pensando alla mia vita che da mattino a sera mi vede
impegnato a lavorare strenuamente per i malati, mi chiedo che cosa faccio di
male agli altri per meritarmi certe cattiverie. E’ strano perchè io non ho il
tempo materiale per fare del male agli altri... eppure queste cose capitano e
si ripetono.
Anche la preghiera classica talvolta mi trova in crisi:
spesso sono in ritardo rispetto agli orari della comunità; a volte salto l’ora
di preghiera completamente; mi capita pure di non riuscire ad andare a Messa. Se
poi riesco ad essere presente in cappella con gli altri e provo a fare
meditazione sul Vangelo, sono così stanco ed arido interiormente, che leggo e
rileggo la stessa pagina ma non ci cavo un ragno dal buco.
Il rosario poi è
diventato come una specie di sonnifero: è difficile che io riesca ad arrivare
alla fine di una decina senza ciondolare e prendere sonno. Sono in ritardo
anche per i pasti comunitari, anche se, quando ci sono, cerco di essere aperto
al dialogo e gentile con tutti. Proprio per questo talvolta mi sento dire che
l’ospedale mi sta tirando via dalla comunità!
Tutte cose che in qualche modo stanno scalfendo il mio cuore
un po’ ferito e stanco.
Poi domenica, ascoltando il Vangelo, ho avuto come un raggio
di luce e di speranza: la figura del buon samaritano mi ha come fulminato
nuovamente. Non è il caso che ri ripeta la parabola perchè la conoscete tutti
sicuramente.
Il sacerdote non si è fermato davanti a quel poveraccio che
i briganti avevano lasciato a terra mezzo morto: non voleva certo arrivare in
ritardo alla preghiera!
Il dottore della legge neppure si è fermato: chissà che
impegni importanti aveva da svolgere, magari una conferenza proprio su quella
legge di Dio di era maestro e che già aveva rotto trascurando un bisognoso.
Il samaritano invece si è fermato e si è preso cura del
malcapitato. Aveva certamente anche lui degli impegni, se stava viaggiando da
Gerusalemme a Gerico, ma li ha posticipati dando la priorità al servizio di
carità. Per quella persona che lui neppure conosceva ha dato tutto: il suo
tempo, le sue cose, il suo denaro speso nel pagare la locanda.
Questo mi fa pensare a tante situazioni di Chaaria in cui,
pur con tutta la buona volontà, non riesco ad andare a pregare in orario,
perchè arriva un’emergenza che mi cambia tutti i piani. Che senso avrebbe non
prendersi cura di un malato che sta male semplicemente perchè è l’ora della
preghiera? Come mi sentirei in cappella se posticipassi un cesareo per dare la
precedenza all’adorazione, sapendo che poi più tardi potrebbe essere troppo
tardi per mamma e bambino?
I giudei inoltre disprezzavano i samaritani: secondo loro
essi erano gente corrotta ed impura nella fedetà alla legge mosaica. Però Gesù
indica il Samaritano come esempio da seguire: “va’ ed anche tu fa’ lo stesso!”
E come se il Signore domenica mi dicesse: non preoccuparti
di essere perfetto... tanto nessuno lo è; anche quelli che si credono di
esserlo, si illudono amaramente. Preoccupati della tua fedeltà alla carità
verso i poveri, fermati con chi ha bisogno, fa’ tutto quello che puoi per lui,
donati fino al sacrificio della vita.
“Questo è il modo migliore per entrare nel Regno di Dio”, mi
dice oggi Gesù... e le sue parole mi incoraggiano proprio quando mi sento a
terra, e quando mi pare che la mia vita religiosa attuale sia un po’ un
fallimento.
Fr Beppe
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