lunedì 22 luglio 2013

Thanks be to God

Ringrazio il Signore che ha guidato la mia mano durante un intervento chirurgico molto difficile.

Una donna Rendille, proveniente dal Nord, ed incapace di parlare in Inglese o Kiswahili, e’ stata ricoverata per una enorme massa addominale che le impediva anche di camminare.
Eravamo indecisi se potevamo aiutarla oppure no, anche per la totale barriera linguistica (nessuno dello staff locale conosce la lingua Rendille)… ma poi ci siamo incoraggiati a vicenda…
”E’ molto povera, e non puo’ pagare nessun altro ospedale. 
Ha speso tutti i suoi soldi per il trasporto fino a Chaaria: vogliamo mica mandarla via!!!”



Cosi’ ci abbiamo provato, abbiamo comunicato a gesti; l’abbiamo fatta firmare facendole apporre l’impronta del pollice sulla cartella, e l’abbiamo accompagnata in sala.
L’intervento e’ stato lungo ed estenuante. Abbiamo finito ieri sera alle ore 23, ma, thanks be to God, ce l’abbiamo fatta: abbiamo rimosso la massa, che e’ si’ di natura tumorale, ma pare benigna. 
La donna si e’ svegliata benissimo, e, quando ha visto quella cosa che le reggevo davanti agli occhi, si e’ messa ad applaudire e a indicare il cielo: anche senza sapere la sua lingua so che ha detto grazie sia a me che a Dio Padre.
Ringraziate Dio con me per questi doni a vantaggio dei piu’ poveri.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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