giovedì 17 aprile 2014

I cheloidi cicatriziali

Costituiscono una condizione che incontriamo molto frequentemente nella nostra pratica clinica e che ci dà non pochi problemi di ordine terapeutico.
Dal punto di vista diagnostico normalmente i cheloidi non sono un problema: essi sono facilmente identificabili alla visita e non sono altro che una cicatrice ipertrofica.
Pare siano causati da un alterato metabolismo dei fibroblasti: di per sè quindi sono una patologia benigna e non comportano problemi per la vita del paziente. Sono però a volte sfiguranti e rappresentano perciò un enorme problema estetico soprattutto per le giovani pazienti.
Anche se non sto scrivendo un post con carattere chiaramente scientifico, sulla scorta della mia esperienza a Chaaria, mi sembra di poter affermare che i cheloidi siano in qualche modo più frequenti nei pazienti di colore rispetto a quelli di razza caucasica.
Per noi è infatti una patologia frequentissima, ed anche quando magari il malato non se ne cura, ci capita tantissime volte di vedere grossi cheloidi per esempio su cicatrici di operazioni pregresse (le cicatrici da pregresso cesareo sono sovente brutissime da questo punto di vista).



I cheloidi più devastanti sono natualmente quelli che coinvolgono il volto: per quanto riguarda l’esperienza di Chaaria posso dire che la causa più frequente di un cheloide al volto è costituita dal piercing per mettere gli orecchini.
Spessissimo ci sono persone che ci chiedono la rimozione di enormi masse ai lobi di entrambe le orecchie.
E qui nasce un altro grave problema: e cioè il fatto che i cheloidi recidivano spessissimo.
Cerchiamo sempre di spiegare ai nostri clienti che toglierli chirurgicamente può anche non essere molto difficile, ma il problema è che ordinariamente, dopo un anno, sono più grossi di prima.
Anche se nella maggior parte dei casi i cheloidi sono del tutto asintomatici, a volte possono causare delle sensazioni urenti molto fastidiose: pure tale dolore da cheloide è difficilissimo da controllare. Ci sono indicazioni in letteratura circa l’uso di triamcinolone sotto-cute, ma la mia esperienza al riguardo e che non serve a molto.
I cheloidi quindi sono di per sè una patologia minore, ma possono portare ad ingenti sofferenze sia fisiche che psicologiche.
Anche per il medico sono una delle condizioni che danno meno soddisfazioni e che possono far perdere dei pazienti, i quali peregrineranno di dottore in dottore nella ricerca di una guarigione che difficilmente verrà.


Fr Beppe





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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