Ernest era stato ricoverato nel nostro ospedale circa un
mese fa, dopo aver ingerito una pesante dose di anticriptogamici a scopo
anticonservativo.
Lo avevamo accolto in stato comatoso e rantolante, ma
avevamo messo in atto tutti i presidi a nostra disposizione per salvargli la
vita: gli avevamo fatto immediatamente la lavanda gastrica, estraendo quantità
industriali di veleno; avevamo usato l’atropina come antidoto, il carbone
attivato come chelante (legante) dell’agente tossico non ancora assorbito, lo
zantac endovena per la protezione gastrica, l’infusione di liquidi ed il lasix
per proteggergli i reni.
Considerando le sue condizioni generali al momento del
ricovero, non avevamo molte speranze di salvargli la vita... ed invece, dall’indomani
mattina Ernest era ridiventato cosciente, migliorando poi a vista d’occhio ora
dopo ora.
Eravamo davvero soddisfatti del successo terapeutico, ma
eravamo poi stati sconvolti dal fatto che in terza giornata di ricovero, Ernest
aveva deviso di saltare il cancello dell’ospedale e di darsi alla macchia. Non
lo avevamo più trovato, nè con l’aiuto della polizia, nè contattando i
familiari (probabilmente conniventi).
L’ho rivisto circa una settimana fa, senza però
riconoscerlo.
Era nuovamente in condizioni critiche, stavolta dopo un incidente
stradale in cui era stato investito da un trattore: la gigantesca ruota
posteriore del mezzo agricolo gli era passata sul piede sinistro, strappandogli
la carne e lasciandogli tre dita scarificate e con l’osso esposto.
Non riesco neanche ad immaginare il male che deve aver
provato in quel momento e nelle ore seguenti. Il commento di Makena è stato
molto carino, in quanto mi ha detto: “deve essere un male così intenso da farti
fare la pipì addosso!”
Ignaro della sua identità e di quello che in passato ci
aveva fatto, ho programmato l’intervento urgente, in quanto, da una parte
bisognava fermare l’emorragia, e dall’altra le ossa esposte lo esponevano al
rischio di osteomielite.
Purtroppo non abbiamo avuto altra scelta che amputare il
primo e secondo dito del piede, riparando poi la cute.
Tutto sommato ci è sembrato di aver fatto un buon lavoro, e
gli abbiamo detto che avrebbe camminato nuovamente, pur non negandogli qualche
difficoltà legata all’assenza dell’alluce.
Le medicazioni nel post-operatorio sono sempre state
incoraggianti: non c’è mai stato pus e la pelle non dava segni di necrosi. Il
paziente era naturalmente sotto antibiotici ad ampio spettro, ed aveva una
buona copertura analgesica.
Ogni giorno ci raccomandavamo di camminare sempre
con le stampelle e per un po’ di tempo di non mettere il piede a terra, al fine
di prevenire nuove infezioni.
Poi stanotte è succeso di nuov!;
Lo abbiamo saputo stamattina alle 7.30, quando lo staff
della notte ci ha dato i particolari della fuga, attuata nuovamente scavalcando
il cancello dell’ospedale.
Stavolta Ernest è fuggito il venerdì santo.
Giancarlo, che è più fisionomista di me, lo aveva invece
ricevuto ed è come se si aspettasse quanto successo ieri notte: la cosa che mi fa
più male, a parte la sua disonestà incallita,è il fatto che ora camminerà nel
fango e certamente infetterà la ferita.
E’ vero che anche dopo l’altra sparizione Ernest ha
interrotto la terapia e comunque è sopravvissuto, apparentemente senza
problemi; ma stavolta la situazione potrebbe essere molto più grave, perchè, se
va in necrosi la cute dell’area operata e si espongono nuovamente i monconi
ossei, egli corre il rischio di perdere buona parte della gamba.
Fr Beppe Gaido
1 commento:
Molto triste questa storia! Speriamo per lui! Un abbraccio di serena Pasqua, che il Signore ci doni tanta Pace come solo lui sa dare!
Coraggio...le gocce nell'oceano possono moltiplicarsi!! *__*
patrizia (maidoc@libero.it)
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