lunedì 22 settembre 2014

Buon Onomastico, Fratel Maurizio

A Chaaria siamo in tanti a ricordarti ed a pensarti spesso.
Rammentiamo con gioia e nostalgia gli anni pionieristici degli inizi dell’ospedale, che ha fatto i primi passi proprio quando tu eri con noi.
Ricordiamo la tua dedizione nella cura dei malati, soprattutto dei più gravi e bisognosi.
Rimane inalterato il ricordo della tua generosità verso tantissime persone che hai aiutato economicamente attraverso la tua parrocchia ed i tuoi amici: quante persone hanno potuto studiare grazie al tuo sostegno; quanti hanno avuto la possibilità di costruirsi una casa grazie ai finanziamenti giunti da molti benefattori a te legati.
Ti ricordiamo come coordinatore del servizio in ospedale, come responsabile del personale, come motore trainante delle cliniche mobili nei villaggi.



A te rimangono per sempre legati l’inizio e la crescita del servizio odontoiatrico di Chaaria.
Tutto questo è scritto nel cuore di Dio e solo Lui ti potrà ricompensare... ma anche umanamente hai lasciato una traccia indelebile,e, come ancora si parla con riconoscenza di don Pasquale, così anche il tuo ricordo è vivo e colmo di gratitudine.
Noi di Chaaria (e siamo in tanti a ricordarti e pensarti) ti porgiamo i migliori auguri di buon onomastico e ti promettiamo la nostra preghiera.
In unione con te chiediamo al Signore il dono di mantenere vivo quello slancio e quella passione da “missionari” che hanno caratterizzato i bellissimi anni vissuti insieme qui in Kenya.
Possa il Signore benedire la tua opera in Ecuador, consolare tutte le tue sofferenze e concederti quanto il tuo cuore più desidera.

Fr Beppe in unione a tutti i Fratelli di Chaaria

 
 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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