La recente epidemia di ebola in Africa Occidentale non ha
precedenti e mostra caratteristiche certamente nuove rispetto aicasi conosciutiin
passato.
Negli scorsi anni si erano registrate piccole epidemie di
pochi villaggi vicini alle foreste (soprattutto in Congo ed in Uganda), ed in
genere l’epidemia si spegneva da sola in poche settimane, pur causando una
mortalità di qualsi il 100% della popolazione affetta.
Prima del marzo 2014 non si erano mai registrati casi di
ebola in Africa Occidentale. Inoltre, questa volta stiamo assistendo ad una
epidemia che continua in modo sostenuto dall’inizio di marzo 2014 (per il
passato la durata media era di poche settimane) e che presenta non solo una trasmissione
rurale ma anche urbana (la trasmissione urbana non si era mai verificata in
passato).
Da segnalare poi che tale epidemia dimostra una virulenza ed
una capacità di espansione che non ha precedenti.
I primi casi segnalati erano in Guinea, ma in pochissimo
tempo (grazie ai viaggi attraverso le frontiere) il virus si è diffuso come un
incendio in Sierra Leone ed in Liberia. Al momento la Liberia è la Nazione più
colpita in assoluto: si conta che dall’inizio dell’epidemia siano morte più di
2500 persone in Africa Occidentale, di cui più di 1000 sono morte in Liberia
soltanto.
Ci sono stati anche alcuni casi a Lagos in Nigeria, e
certamente c’è stato un caso in Senegal. Casi sporadici sono riportati nella
Repubblica Democratica del Congo, dove per altro l’ebola è endemica da sempre e
dove è difficile avere dati epidemiologici certi a causa della continua
guerriglia.
Siamo di fronte ad una crisi umanitaria e sanitaria che non
ha precedenti in Africa: Nazioni già impoverite da anni di guerra civile sono
state ora completamente isolate dal resto del mondo per paura del contagio.
Soprattutto in Liberia, Sierra Leone e Guinea le attività economiche sono state
ridotte praticamente a zero; il sistema sanitario nazionale (già molto debole
in partenza) è ora sull’orlo del collasso totale. A causa del carico di
pazienti affetti dal virus, altre attività importanti come le vaccinazioni, la
prevenzione della malaria, dell’HIV e della diarrea sono praticamente bloccate.
Parecchi ospedali sono chiusi a motivo del fatto che il personale sanitario si
rifiuta di lavorare per paura di ammalarsi: molti medici ed infermieri sono
stati in effetti contagiati ed un buon numero è morto.
Siamo molto vicini a queste popolazioni e preghiamo che il
virus possa essere presto contenuto, come già successo in passato, anche se le
previsioni dell’OMS non ci danno molta speranza che questo accada nel
vicinissimo futuro.
Vorrei trattenermi con voi a lungo sulla malattia, sulle sue
caratteristiche, sulle vie di trasmissione, sulle ragioni anche culturali che
hanno portato a questa rapida diffusione, sugli animali che possibilmente ne
fanno da vettori, sulle possibilità terapeutiche e sulle speranze di un
vaccino. Questo però lo potremmo fare in futuro se i lettori mi daranno dei
feed back che un tale argomento possa interessare.
La ragione per cui scrivo è un’altra. Vorrei cioè
rassicurare i lettori che al momento noi siamo relativamente al sicuro
dall’ebola.
Prima di tutto desidero invitare gli aspiranti volontari che
mi leggono a prendere una cartina dell’Africa ed a misurare con un righello la
distanza chilometrica che separa la Liberia dall’Italia per poi compararla a
quella tra la Liberia ed il Kenya... questo solo per dire che sono
perfettamente d’accodo con OMS, Medicins sansFrontières ed il segretario
generale dell’ONU Ban-Ki-Moon nel dire che siamo di fronte and una epidemia
senza precedenti che ha in sè le potenzialità non solo di strangolare
l’economia dell’Africa Occidentale ma anche di trasformarsi in una pandemia di
dimensioni mondiali e addirittura di causare guerre ed instabilità civile;
rimane comunque il fatto che l’Africa Orientale è fortunatamente al momento del
tutto esente dall’ebola.
Ci sono stati dei casi sospetti anche in Kenya, ma i test
eseguiti sono risultati sempre negativi.
Il fatto che l’epidemia continui da molti mesi ha dato al
Kenya la possibilità di correre ai ripari e di prepararsi: a Marzo 2014 per
esempio è iniziato un grande sforzo di formazione e di preparazione all’eventuale
epidemia, per cui posso dire che, se mai dovesse capitare, in Kenya siamo
preparati alla risposta al virus.Io stesso sono stato scelto tra un gruppo di
medici competenti costantemente in contatto con il Ministero della Sanità
riguardo all’evoluzione dell’epidemia di ebola: ricevo quasi quotidianamente
informazioni riguardanti il virus e posso dire che per adesso non c’è ebola in
Kenya nella maniera più assoluta.
I voli con le Nazioni più colpite sono stati sospesi ed i
passeggeri con passaporto dei Paesi affetti dall’epidemia vengono visitati con
attenzione in aeroporto, anche quando provengono da altre Nazioni. Lo screening
avviene anche ai più importanti passaggi di frontiera via terra.
Certo, in Kenya siamo a rischio di Ebola... come lo si è
anche in Italia:pensiamo a quei barconi di povera gente che approda a Lampedusa
dopo aver rischiato la vita nel Mediterraneo, o pensiamo a coloro che la
guardia costiera salva dopo un naufragio. Anch’essi sovente provengono da Paesi
affetti da ebola e sono quindi potenzialmente nella fase di incubazione della
malattia.
Il mio post vuole essere una semplice rassicurazione per i
volontari che si preparano a venire in Kenya: quello che posso dire è che di
ebola in Kenya al momento non ce n’è, e che, se malauguratamente dovesse
arrivare, sia il Ministero della Sanità che l’ospedale di Chaaria sono
assolutamente preparati alla risposta.
Fr Beppe Gaido
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