Entri in ospedale al mattino alle otto e vieni accolto dal
pianto a volte disperato dei bambini della pediatria: qualcuno ha fame ma non
può mangiare perchè è stato operato; altri strillano perchè l’infermiera sta
loro prendendo la vena, altri ancora hanno dolori lancinanti dovuti ad estese
ustioni su tutto il corpo che comunque bisogna medicare.
Passata la pediatria, ti trovi circondato dalle donne in
travaglio: qui la musica cambia decisamente. Sono lamenti ed urla di donne che
si preparano dolorosamente alla maternità: senti gemiti repressi, alternati a
momenti in cui le donne sbuffano come delle locomotive. Qualcuna si rotola sul
pavimenti e grida senza ritegno.
Il mio studio è a fianco della sala parto e del nido dove
teniamo i bimbi pretermine ed incannuliamo le vene ai piccolissimi: è quindi
normale avere nelle orecchie pianti di mamme e di neonati; è così naturale per
me che, quando capitano quegli attimi in cui non c’è nessuno in sala parto, mi
sento come in un vuoto surreale che non è proprio di Chaaria.
Dalla parte opposta del mio studio c’è invece la grande sala
di attesa dell’ambulatorio: qui il vociare inizia a crescere al mattino presto,
e verso mezzogiorno si tratta di vero trambusto. Tutti vogliono essere serviti
in fretta. Nessuno si accorge che siamo in pochi che, per far passare 350
persone al giorno, ci vogliono molte ore: si lamentano, borbottano; i più
prepotenti bussano alla porta reclamando di essere visitati celermente.
C’è
chi finge di aver la vescica troppo piena e piagnucola che si sta facendo la
pipì addosso... naturalmente solo per
poter saltare la coda delle ecografie. Ora non ci bado più perchè conosco
l’espediente: all’inizio davo la precedenza a questi clienti lamentosi, e quasi
sempre li dovevo rimandare fuori a bere acqua, perchè in vescica non c’era una
goccia di urina.
E che dire del destista: per quanto lui si impegni con le
anestesie tronculari, spesso il gabinetto odontoiatrico sembra piuttosto una sala di tortura, a
giudicare dai suoni che da esso provengono, particolarmente se “sotto i ferri”
c’è un bambino!
Nella massa di pazienti in sala d’attesa non mancano mai gli
psichiatrici, che per motivi ancora a me sconosciuti, quasi sempre hanno manie
religiose: si trasformano quindi in predicatori invasati che urlano a vanvera
il nome di Gesù o del demonio, disturbando un po’ tutti, finchè una fiala di
sedativo non riesce a riportare la calma.
Non mancano poi mai i bambini irrequieti: magari sono venuti in ospedale ad accompagnare
la mamma malata; loro stanno benone e, per non annoiarsi, scorazzano qua e là
per la sala d’attesa, schiamazzando e gridando a più non posso.
Se poi passi per i reparti durante l’orario di visita, è
come entrare in una specie di enorme alveare: si ode un vociare confuso e
concitato, ed attorno ad ogni letto si assembrano decine di parenti, qualcuno
parla con il malato; molti fanno mercato tra di loro. Durante l’orario di visita
è anche il tempo in cui vari predicatori delle numerosissime confessioni
cristiane e non, vengono ad imporre le mani sui loro malati inscenando riti di
guarigione che all’inizio mi davano fastidio per la loro rumorosità, ma che ora
ritengo normali in questa cultura.
Quando verso le 19 l’ambulatorio di calma e magari nessuna
delle donne in travaglio è troppo vicina al parto, senti che i reparti si
animano di canti: sono i malati che pregano. Nessuno dice loro di farlo. E’ per
loro spontaneo; direi che è una necessità, soprattutto per le mamme della
pediatria, quando vedono i loro piccoli migliorare.
Dopo cena è tutto più quieto, ed è allora che puoi accorgerti
del verso gracchiante delle nostre scimmiette notturne.
A Chaaria comunque, nemmeno la notte è silenziosa: dalla mia
stanza posso sentire il lamento di alcuni dei buoni figli che non riescono a
prendere sonno; mi assopisco quindi al sibilo continuo delle cicale ed allo
squittire dei pipistrelli che popolano il sottotetto; mi sono ormai abituato al
gracchiare estenuante dei rospi che hanno colonizzato la possa d’acqua del
nostro pollaio: sono ormai parte del normale sottofondo e non mi disturbano il
sonno.
Ma i galli, quelli sì che mi disturbano!
Pensavo che i galli cominciassere a cantare all’alba, ma a
Chaaria il primo di essi si fa sentire alle 3, e ad esso altri fanno eco di
tanto in tanto dai vicini pollai. Il culmine dello sciamazzo dei galli è verso
le cinque. Ti vien da pensare che qui i galli siano proprio strani e che non
capiscano bene quando finisce la notte. Perchè cantano alle 3 di mattina non
l’ho ancora capito.
Alle 5.30 invece è il turno degli uccelli tessitori che
fanno un baccano tremendo sull’albero davanti alla mia finestra, e dei
calabroni che imperterriti sono tornati ad erodere la trave sopra la mia
finestra.
Chaaria è davvero un luogo rumorosissimo, ma non è un rumore
stonato: è un’armonia di suoni che pare la sinfonia di una grande orchestra.
E come mi mancano questi rumori quando sono fuori da
Chaaria!
Fr Beppe Gaido
Nessun commento:
Posta un commento