Siamo un gruppo di
persone quasi invisibile, ma certamente molto importante per la missione. Potremmo
dire che siamo gli incaricati della sicurezza: questo è infatti il nostro
compito principale, di giorno e di notte.
Di notte facciamo la
ronda ad ore prefissate e ci occupiamo di aprire e chiudere il cancello
dell’ospedale quando arriva qualcuno: dovete infatti sapere che siamo un pronto
soccorso ed una maternità, e quindi siamo aperti ventiquattr’ore al giorno.
Far entrare i pazienti di
notte è il compito più delicato: nel 2004 era successo che alcuni uomini erano
stati accolti dal guardiano che li aveva
visti portare una barella di frasche su cui giaceva una persona apparentemente
incosciente. Lui aveva aperto in buona fede e tutti erano entrati, ma, una
volta dentro, hanno tirato fuori le armi, hanno imprigionato gli infermieri ed
hanno rubato i soldi della missione.
Oggi siamo molto più
cauti e lasciamo entrare solo il malato ed al massimo un accompagnatore. Se si
tratta di un’ambulanza, verifichiamo fuori del cancello che davvero porti un degente,
e poi apriamo la missione.
Il nostro è un lavoro
rischioso e carico di grandi responsabilità: dalle nostre decisioni dipende la
sicurezza di più di 200 persone ogni notte. Per scelta della missione, non
siamo armati, come invece accade altrove. Portiamo con noi solo un pesante
bastone ed il telecomando dell’allarme che suona non solo nella missione ma
anche nel posto di polizia di Chaaria.
Un’altra mansione non
meno importante di notte è quella di prevenire che i ricoverati scappino
dall’ospedale: è un evento piuttosto frequente. A volte si tratta di persone
con qualche problema mentale (per lo più pazienti psichiatrici o con postumi di
malaria cerebrale); in altri casi invece siamo di fronte a gente che scappa ad
occhi aperti per evitare di pagare il pur basso conto dell’ospedale.
La ragione
per cui è importante che noi non li lasciamo fuggire è prima di tutto legata
alla sicurezza (non tanto al fattore economico): è infatti successo una volta
che un vecchio arteriosclerotico sia riuscito a passare attraverso le maglie
della nostra sorveglianza e sia uscito di notte saltando la rete di recinzione,
solo per finire sbranato da un branco di cani randagi non molto lontano
dall’ospedale.
Ma non siamo solo dei
guardiani! Ci occupiamo infatti anche delle mucche e siamo noi a seguirne il
parto e le eventuali complicazioni nel caso che un vitello venga al mondo nelle
ore notturne.
Siamo poi responsabili dell’inceneritore
dei rifiuti ed accompagnamo Fr Giancarlo in ambulanza ogni volta che lui deve
uscire per raccogliere un malato che non riesce a camminare... sarebbe infatti
troppo rischioso per lui uscire da solo!
Di giorno invece i nostri
compiti sono molto diversificati .
Certo la sicurezza rimane
parte integrante delle nostre mansioni: da questo punto di vista la cosa che
può succedere più sovente è che qualche paziente psichiatrico crei confusione o
diventi violento in sala d’aspetto. Entriamo quindi in azione noi per difendere
gli altri clienti ed il personale dell’ospedale.
Siamo poi i responsabili
del normale flusso di utenti dell’ospedale. Li accogliamo, ascoltiamo da loro
la ragione per cui sono afferiti alla nostra struttura e li invitiamo a
rispettare pazientemente la “coda”.
Abbiamo anche la
responsabilità del primo “triage”: è vero che non siamo infermieri, ma sta a
noi renderci conto se un malato è gravissimo e quindi deve avere la precedenza
assoluta; siamo anche coloro che accolgono al cancello con una carrozzina o una
barella i malati troppo gravi ed incapaci di camminare.
Il nostro compito è
quello di trasportare immediatamente questi “codici rossi” nell’ambulatorio
dove sempre c’è un infermiere od un clinical officer disponibile per l’
emergenza.
Ma il nostro ruolo di
triage non si ferma qui: parlando con la gente che arriva e sentendo da loro
quali siano i loro bisogni, siamo anche in grado di formare linee diverse di
attesa: si creerà così una coda che va direttamente in laboratorio analisi, se
la persona era venuta per degli esami di controllo; un’altra sala di attesa si
formerà quindi per il dentista, per il medico, per la gastroscopia, per
l’ecografia, per l’ambulatorio HIV/TBC, per la clinica antenatale e di vaccinazione
dei bambini, ecc.
Parlando con la gente
siamo anche in grado di aiutare coloro che afferiscono a noi per altri motivi:
ci sono i fornitori che vogliono parlare con fr Giancarlo, i rappresentanti del
governo che spesso capitano qui senza preavviso per supervisioni o ispezioni, i parenti dei
Buoni Figli, ecc. Per tutti costoro noi
siamo anche l’ufficio informazioni dell’ospedale, e cerchiamo di dirigerli là
dove intendono andare.
Il nostro lavoro più
difficile è però quello di mantenere l’ordine: la gestione delle masse non è
mai semplice, perchè tutti vogliono saltare la coda ed essere serviti per
primi. Aspettare per ore ed ore non piace a nessuno! I più arroganti allora urlano
e si lamentano; spesso addirittura ci insultano, ma noi dobbiamo tenere i nervi
saldi perchè, se ci scappa la pazienza e diciamo una parola rude ad un cliente,
questo andrà a spandere la voce in giro per il mondo ed il buon nome
dell’ospedale ne sarebbe gravemente danneggiato.
Durante l’orario di
visita nei reparti dobbiamo essere doppiamente all’erta, sia perchè spesso i
malati scappano travestiti da civili proprio in quei momenti, sia perchè questo
è il tempo in cui avvengono moltissimi furti in ospedale. Quando i parenti
arrivano, chiediamo loro di consegnarci tutte le borse e di lasciarle appese in
un’apposita rastrelliera finchè usciranno dall’ospedale, in quanto ci siamo accorti
che è proprio attraverso le borse dei loro cari che tanti malati ottengono i
vestiti “civili” con cui si camuffano tra la folla e lasciano l’ospedale in
incognito. Inoltre le borse dei visitatori servono anche per derubarci di
pannolini, pigiami e traverse, sapone e carta igienica. Durante l’orario di
visita siamo supportati da un poliziotto
armato perchè è già successo che malviventi abbiano attaccato la cassa
dell’ospedale proprio in quell’orario così caotico e confuso.
Siamo ancora noi poi che
accompagnamo i familiari dei defunti all’obitorio il giorno del funerale e
consegnamo loro la salma della persona amata. Siamo infatti pure i responsabili
del mortuario, di cui gestiamo la pulizia, la sala settoria per le autopsie e
le celle frigorifere.
Quando poi la giornata in
ambulatorio si conclude verso le 18.30, è nostro compito quello di spazzare e
lavare la sala d’attesa mentre aspettiamo i colleghi della notte che iniziano
il turno alle ore 19.
Come vedete, siamo figure
polivalenti pur se nascoste; anche noi contribuiamo in modo significativo a
quel grande ideale di servizio e di donazione all’umanità, che a Chaaria dura
24 ore al giorno, per sette giorni alla settimana.
Fr Beppe Gaido
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