sabato 27 settembre 2014

Le razzie di bestiame


Sono una delle piaghe che affliggono la parte più povera del Kenya, nel Nord del Paese.

Le razzie di bestiame avvengono spesso tra gruppi etnici diversi e perpetuano inimicizie ataviche: è una guerra infinita tra poveri.

Altre volte addirittura assistiamo a delle incursioni di gruppi armati dal Sud Sudan o dall’Etiopia: purtroppo, insieme al furto delle mandrie sovente succedono sparatorie che causano molti morti. Da qui si genera poi una catena di ritorsioni che rende le zone pastoralizie del Kenya Settentrionale piuttosto insicure e pericolose.

Anche Isiolo e Marsabit (da dove riceviamo moltissimi malati) sono  coinvolte spesso in incidenti e disordini legati al furto di bestiame.

Ieri a Chaaria abbiamo ricevuto un uomo proveniente da una zona aridissima situata tra Isiolo e Marsabit: ci ha raccontato di un gruppo di assalitori che si sono portati via 72 mucche all’incirca. 


Naturalmente non tutto il bestiame era suo, in quanto le comunità nomadi spesso si muovono in gruppo e tengono le mandrie insieme per motivi di sicurezza. I proprietari sanno poi riconoscere i loro capi di bestiame attraverso il marchio inciso sulla loro pelle.

Al furto è seguita una sparatoria e lui è stato ferito ad un braccio sinistro.

E’ stato ricoverato in un ospedale del Nord, dove però non c’era un chirurgo e dove gli è stata messa soltanto una doccia gessata.

Preso dallo sconforto per il suo braccio sinistro, dopo una settimana di permanenza in quella struttura, egli ha chiesto la dimissione per venire a Chaaria.

Lo abbiamo portato in sala oggi: sul suo arto superiore era chiaramente visibile il foro di entrata della pallottola, mentre quello di uscita era una voragine dai margini irregolari e necrotici. Era come se la pallottola fosse esplosa all’interno del suo corpo, e non solo passato attraverso i suoi tessuti.

La lastra ci ha dimostrato che il colpo di fucile ha anche reciso e sbriciolato il radio.

L’intervento non è stato assolutamente facile, a causa delle condizioni pessime dell’organo, ma siamo riusciti a ricomporre pezzo per pezzo quell’osso così importante per l’uso della mano. Lo abbiamo fissato con viti, placche e cerchiaggio metallico. Siamo anche riusciti a fare una bella toeletta chirurgica del foro di uscita e lo abbiamo suturato completamente.

Per il passato a Chaaria assistevamo solo a ferite da panga (machete), coltello o freccia. Da un po’ di tempo a questa parte invece, non è così infrequente doverci confrontare con ferite da arma da fuoco.

E’ comunque per me un bel segno che una persona che vive in una zona pastoralizia e desertica a 300 chilometri da qui, abbia scelto di venire proprio a Chaaria per avere una risposta chirurgica al suo problema. Siamo felici del buon nome di cui godiamo tra la popolazione e cerchiamo di mantenerci sempre all’altezza della fiducia che molissimi ripongono in noi.

Fr Beppe Gaido  

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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