Sono una delle piaghe che
affliggono la parte più povera del Kenya, nel Nord del Paese.
Le razzie di bestiame
avvengono spesso tra gruppi etnici diversi e perpetuano inimicizie ataviche: è
una guerra infinita tra poveri.
Altre volte addirittura
assistiamo a delle incursioni di gruppi armati dal Sud Sudan o dall’Etiopia:
purtroppo, insieme al furto delle mandrie sovente succedono sparatorie che
causano molti morti. Da qui si genera poi una catena di ritorsioni che rende le
zone pastoralizie del Kenya Settentrionale piuttosto insicure e pericolose.
Anche Isiolo e Marsabit (da
dove riceviamo moltissimi malati) sono
coinvolte spesso in incidenti e disordini legati al furto di bestiame.
Ieri a Chaaria abbiamo
ricevuto un uomo proveniente da una zona aridissima situata tra Isiolo e
Marsabit: ci ha raccontato di un gruppo di assalitori che si sono portati via
72 mucche all’incirca.
Naturalmente non tutto il
bestiame era suo, in quanto le comunità nomadi spesso si muovono in gruppo e
tengono le mandrie insieme per motivi di sicurezza. I proprietari sanno poi
riconoscere i loro capi di bestiame attraverso il marchio inciso sulla loro pelle.
Al furto è seguita una
sparatoria e lui è stato ferito ad un braccio sinistro.
E’ stato ricoverato in un
ospedale del Nord, dove però non c’era un chirurgo e dove gli è stata messa
soltanto una doccia gessata.
Preso dallo sconforto per
il suo braccio sinistro, dopo una settimana di permanenza in quella struttura, egli
ha chiesto la dimissione per venire a Chaaria.
Lo abbiamo portato in
sala oggi: sul suo arto superiore era chiaramente visibile il foro di entrata
della pallottola, mentre quello di uscita era una voragine dai margini
irregolari e necrotici. Era come se la pallottola fosse esplosa all’interno del
suo corpo, e non solo passato attraverso i suoi tessuti.
La lastra ci ha
dimostrato che il colpo di fucile ha anche reciso e sbriciolato il radio.
L’intervento non è stato
assolutamente facile, a causa delle condizioni pessime dell’organo, ma siamo
riusciti a ricomporre pezzo per pezzo quell’osso così importante per l’uso
della mano. Lo abbiamo fissato con viti, placche e cerchiaggio metallico. Siamo
anche riusciti a fare una bella toeletta chirurgica del foro di uscita e lo
abbiamo suturato completamente.
Per il passato a Chaaria
assistevamo solo a ferite da panga (machete), coltello o freccia. Da un po’ di
tempo a questa parte invece, non è così infrequente doverci confrontare con
ferite da arma da fuoco.
E’ comunque per me un bel
segno che una persona che vive in una zona pastoralizia e desertica a 300
chilometri da qui, abbia scelto di venire proprio a Chaaria per avere una
risposta chirurgica al suo problema. Siamo felici del buon nome di cui godiamo
tra la popolazione e cerchiamo di mantenerci sempre all’altezza della fiducia
che molissimi ripongono in noi.
Fr Beppe Gaido
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