Visito Idah per un dolore addominale e noto che ha due
cicatrici sulla pancia: una verticale ed un’altra orizzontale.
La faccia di quella paziente non mi suggerisce niente ma lei
mi guarda con occhi amichevoli e dice di conoscermi.
Dopo i convenevoli di benvenuto le chiedo di darmi notizie
delle precedenti operazioni, in modo da avere indicazioni sulla possibile
genesi dei dolori addominali.
Onestamente penso che potrebbe trattarsi di aderenze intestinali
post-operatorie, considerate le cicatrici che noto su quell’addome.
La risposta di Idah mi prende un po’ in contropiede, perche
mi dice: “davvero non ti ricordi di me? Mi hai operato tu in entrambe le
occasioni!”
Mi giustifico dicendo che per me è difficile ricordare le
centinaia di malati che mi passano per le mani qui a Chaaria giorno dopo giorno.
Lei mi guarda con occhio intelligente e certamente comprende
che per me è difficile rammentare: “nel 2011 sono venuta qui per un cesareo, ma
purtroppo era troppo tardi e la mia situazione era già complicata una tremenda
rottura d’utero. Il mio piccolo era morto nel mio grembo e tu non sei riuscito
a salvare il mio utero che era ormai tutto distrutto. Ricordo che ero sveglia
perchè avevi scelto l’anestesia spinale, e tra le lacrime ho acconsentito
all’isterectomia. Avevo solo 27 anni e quella era la mia prima gravidanza.
Poi
nel 2012 sono tornata a Chaaria con la pancia tutta gonfia; avevo tanto male e
non riuscivo ad andare di corpo da una settimana. Sei stato ancora tu a dirmi
che il mio intestino si era attorcigliato causandomi una occlusione. Poi
ricordo che in sala tu sei stato l’ultima faccia che ho visto quando mi avete
messo quella maschera con i gas per farmi dormire. Al risveglio mi avevi poi
detto che avevate dovuto togliermi mezzo metro di intestino che era già morto a
causa dei quell’attorcigliamento”.
“Adesso facciamo l’ecografia” le ho risposto “e speriamo che
il tuo intestino non si sia attorcigliato un’altra volta. Sono però fiducioso,
perchè vai in bagno normalmente e la tua pancia è piatta”.
Ma, appena metto la sonda sulla pancia, mi salta agli occhi
con evidenza implacabile la causa del dolore addominale di Idah: nel lobo
destro del fegato ha una massa enorme, solida e scura, tonda come un grosso
pompelmo. Non ho grossi dubbi sulla
diagnosi: purtroppo si tratta quasi certamente di un carcinoma epatocellulare.
La sfortuna sta davvero perseguitando Idah che non solo è stata
resa sterile e senza figli da una rottura d’utero; non solo ha perso un bel
pezzo di intestino a causa di aderenze causate dalla prima operazione, ma ora
sta per morire di tumore all’età di 30 anni.
Dopo l’ecografia arriva la domanda che non avrei voluto
sentire: “hai trovato la causa? Di cosa di tratta?”
Di getto rispondo: “Il tuo problema è ora nel fegato e
faremo una biospia per capire sia di cosa si tratta e sia ciò che si potrà fare
per aiutarti”: mentre parlo però mi sento già una morsa allo stomaco ed i sensi
di colpa assalirmi a ritmo crescente, perchè lo so che Idah non avrà le risorse
economiche per affrontare le spese che una terapia oncologica a Nairobi
comporterebbe.
Trent’anni sono proprio pochi per avere un tumore del fegato
di quelle dimensioni!
Come sempre mi viene da pensare che “la fortuna è cieca”, ma
la sfortuna ci vede benissimo e spesso si accanisce senza misericordia sulla
stessa persona.
Fr Beppe
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