Ntinyari è arrivata a
Chaaria ieri mattina, portata a spalle dalla mamma.
Ha 11 anni di età, ma in
faccia ne dimostra settanta.
La faccio sdraiare su una
barella, ma, quando è in posizione orizzontale, la bambina non riesce proprio a
respiare.
Dobbiamo celermente tirar
su la testiera del lettino per permetterle di non soffocare davanti a noi.
Adesso ntinyari respira,
seppur con fatica, e la posso quindi visitare con più calma. Ha la faccia
gonfia come una luna piena; sul collo si apprezzano le giugulari stremamente
turgide. Ha un addome globoso come se fosse incinta di almeno otto mesi. Le
gambe sono edematose e trasudano goccioline d’acqua.
La pressione arterisa è
bassa ed appena percettibile, con la massima al di sotto dei 100 mmHg.
La cute è fredda e
tappezzata da una gelida rugiada di sudore.
Le metto un fonendo sul
torace e sento un soffio cardiaco rude, mentre i toni sono lontani ed appena
percettibili.
L’ECG e l’ecocardio sono
un disastro: ha un cuore enorme e praticamente fermo. Ci sono problemi alla
mitrale che è stroppo stetta e tutta calcifica.
Inoltre c’è acqua sia
attorno al cuore che ai polmoni.
La situazione addominale
non è certo migliore: Ntinyari è piena di fluido anche nella pancia, ed ha un
fegatone enorme.
Gli esami del sangue e
l’eco escludono invece un interessamento renale.
La bimba è dunque
agonizzante per scompenso cardiaco... il suo problema è il cuore!
Le faccio preparare un
letto speciale (uno di quelli a cui possiamo tirare su la testiera); le
prescrivo tutte le terapie a nostra disposizione per lo scompenso cardiaco, e poi
le faccio gli elettroliti urgenti: Il risultato del laboratorio complica
ulteriormente il quadro clinico; la paziente ha infatti il potassio altissimo,
a livelli pericolosi per la vita.
Per tentare di salvarla a
tutti i costi, mi affido allora sia ai diuretici che al destrosio con insulina.
Ho davvero poche speranze
di farcela, ma voglio crederci ancora.
Lascio la bambina alle
cure delle infermiere e vado in sala operatoria dove mi aspettano per due
cesarei.
Mi dedico a queste due
emergenze ostetriche e quasi mi dimentico di lei mentre sto operando.
Uscito dal secondo
cesareo però, la prima persona che mi trovo davanti in cortile è sua madre in
lacrime.
Non mi dice niente e
continua a singhiozzare.
Anche io non ho il
coraggio di avvicinarla e mi dirigo invece con passo veloce verso il reparto
donne per sincerarmi dell’accaduto: vedo le infermiere che già stanno portando
via il cadavere di quella povera bambina, che è arrivata a Chaaria troppo tardi
e solo per morirci.
Sono triste e non ho la
forza di parlare con la sua mamma: spero che per me lo faccia la clinical
officer.
Anche Ntinyari fa ora
parte di quelle tante meteore che passano da Chaaria; rimangono in un letto per
pochissime ore e poi ci sfuggono dalle mani per volare in Paradiso, nonostante
tutti i nostri sforzi per trattenerle qui con noi un po’ di più.
Fr Beppe Gaido
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